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Lavoro informale: sfida ancora aperta in Europa e nel resto del mondo

Immagine associata al documento: Almeno il 4% dei cittadini dell'Unione Europea ha svolto attività lavorative nel settore informale negli ultimi dodici mesi. È questo il risultato dell'ultimo sondaggio pubblicato dall'EWCO, l'Osservatorio Europeo per le Condizioni Lavorative, che ha condotto la ricerca attraverso interviste a oltre 26 mila cittadini europei. Il lavoro in nero è dunque ancora presente in Europa, seppur in maniera più limitata rispetto ad altre aree geografiche. È proprio per imprimere un'accelerazione ai processi di formalizzazione dell'economia che la Conferenza Internazionale del Lavoro (ILC) ha deciso di adottare un documento per stabilire un quadro di azione atto a facilitare la transizione dall'economia informale a quella formale.
Secondo lo studio dell'EWCO, Undeclared work in the EU, il 93% dei cittadini intervistati ha dichiarato di non aver svolto attività al di fuori del loro impiego regolare negli ultimi dodici mesi, il 4% ha dichiarato di aver lavorato in nero, il 2% ha rifiutato di rispondere mentre il 1% ha dichiarato di non sapere. Ingenti le differenze fra i vari paesi oggetto dell'indagine: in Estonia, Lettonia e Olanda la percentuale di persone che hanno svolto attività in nero è del 11%, del 9% in Danimarca, del 8% in Lituania, del 7% in Croazia, Slovenia e Svezia, del 5% in Spagna, del 2% in Germania, Irlanda, Italia, Portogallo. Fra le attività più a rischio di informalità ci sono quelle relative alle riparazioni nel 19% dei casi, al giardinaggio nel 14%, ai lavori di pulizia nel 13%, al babysitting nel 12%.

Lo studio dell'EWCO si è inoltre concentrato sui livelli retributivi generati nel settore informale deducendo che il 46% degli intervistati non ha superato la soglia dei 500 euro annui e il 20% non è andato oltre i cento euro; per il 11% dei lavoratori informali il ricavo annuale si è attestato fra i 500 e i mille euro mentre circa il 12% degli intervistati ha superato mille euro. Il livello medio di ricavi annuali in nero di un cittadino europeo si attesta dunque intorno ai 300 euro, un dato che porta a dedurre come un'occupazione informale non possa essere considerata, nella maggior parte dei casi, come l'attività principale del lavoratore. La scelta di accettare un lavoro in nero è dovuta principalmente ai vantaggi che questa scelta comporta sia per il datore sia per il lavoratore anche se il 21% degli intervistati ha dichiarato di essere costretto ad accettare un impiego informale per mancanza di opportunità nel settore formale.

L'ILO ha da tempo individuato nell'economia informale uno dei maggiori ostacoli nel processo di creazione di lavoro dignitoso nel mondo. Secondo i dati dell'agenzia delle Nazioni Unite, il problema riguarda soprattutto i paesi in via di sviluppo dove, in molti casi, fino a tre quarti del mercato del lavoro può essere considerato informale. Le condizioni di lavoro riscontrate in questo settore sono generalmente pessime e facilitano un radicamento della povertà soprattutto fra i gruppi più vulnerabili come donne e migranti. Anche se il problema dell'informalità riguarda soprattutto i paesi in via di sviluppo, il fenomeno risulta presente anche all'interno dell'Unione Europea come lo studio dell'EWCO ha confermato.
L'ILO ha pubblicato recentemente un rapporto dal titolo “Labour Inspection and Undeclared Work in the EU”, che offre esempi di buone pratiche adottate dai governi per combattere il fenomeno dell'informalità. Lo studio fa un'analisi comparativa fra i vari paesi dell'UE che riguarda anche l'Italia, paese a cui è stato dedicato lo studio “Inspection du travail et travail non déclaré en Italie”. Fra gli strumenti messi a disposizione dei governi per avanzare nella lotta all'informalità, figura inoltre il manuale “Measuring informality: A statistical manual on the informal sector and informal employment”, una guida tecnica per gli istituti di statistica nazionali che si occupano di lavoro informale.

Nell'ambito della 103° Conferenza Internazionale del Lavoro, tenutasi a Ginevra dal 28 maggio al 12 giugno scorso, è stato inoltre inserito un punto intitolato “Agevolare la transizione dall'economia informale a quella formale” basato sul documento “Transitioning from the informal to the formal economy” con l'obiettivo di rilanciare ulteriormente l'impegno per l'eradicazione del lavoro informale.         
 

Data Pubblicazione sul portale: 27 Giugno 2014
Fonte: Il Portale del Lavoro Dignitoso
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Politiche e Mercato del Lavoro, Sportello Europa
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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