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Rapporto ILO sulle tendenze occupazionali 2014
Immagine associata al documento: Rapporto ILO sulle tendenze occupazionali 2014 "La crescita dell'occupazione rimane debole, la disoccupazione continua a crescere, in particolare quella giovanile, e sono molti i lavoratori scoraggiati che restano ancora al di fuori del mercato del lavoro".
Questo emerge dal Rapporto sulle tendenze occupazionali 2014 pubblicato dall'ILO, l'Organizzazione internazionale del lavoro, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere i diritti dei lavoratori, migliorandone le condizioni e la sicurezza a livello globale.
Il tasso di disoccupazione europeo e di altri Paesi sviluppati ha continuato a crescere nel 2013 raggiungendo l'8% (45,2 milioni di persone), ma ci si aspetta una graduale diminuzione al di sotto del 8% intorno al 2018, sottolinea il Rapporto. In queste economie avanzate, la drastica riduzione della spesa pubblica e l'aumento della tassazione sul reddito e sui consumi hanno gravato pesantemente sulle imprese private e sulle famiglie. Anche se molti settori hanno registrato dei profitti, questi "si riversano principalmente nei mercati finanziari e non nell'economia reale, pregiudicando in questo modo le prospettive occupazionali di lungo termine".

Nei paesi della zona euro, ad esempio, la durata media della disoccupazione ha raggiunto 9 mesi in Grecia e 8 mesi in Spagna. Anche nei paesi dove sono incoraggianti timidi segnali di ripresa, come gli Stati Uniti, la disoccupazione di lunga durata colpisce oltre il 40% di tutti i disoccupati. Situazione analoga in Italia, che ha raggiunto nel 2013 il 12,2% di disoccupazione e continuerà ad aumentare fino al 2015 toccando il 12,7% (raddoppiando rispetto al 2007 in cui si registrava il 6,1% di senza lavoro). Questi lunghi periodi di disoccupazione sono dannosi per il mercato del lavoro che soffre anche in caso di una ripartenza dell'attività economica; l'effetto è quello di pesare sulle finanze pubbliche provocando un aumento delle tasse (o un taglio della spesa) per non aumentare il deficit fiscale.
Il Rapporto dimostra infatti che nell'Unione Europea e nelle economie avanzate, nel 2013 i segnali di ripresa economica in termini di produttività e competitività riguardano il rilancio delle attività e non dell'occupazione. La qualità del lavoro nella maggior parte dei paesi è peggiorata a causa dell'ulteriore aumento dell'incidenza del lavoro temporaneo involontario e part-time, della povertà da lavoro, del lavoro informale, della polarizzazione del lavoro e dei salari, e delle disuguaglianze di reddito. La ripresa fragile è in parte dovuta al perseguimento delle politiche di austerità.

Ai ritmi attuali entro il 2018 saranno creati 200 milioni di posti di lavoro supplementari ma è un dato comunque “inferiore al livello necessario ad assorbire il numero crescente di ingressi sul mercato del lavoro”.
Vengono suggerite le azioni per correggere questo disequilibrio: una maggiore attenzione alle politiche più favorevoli all’occupazione e un incremento dei redditi da lavoro rafforzerebbe la crescita economica e la creazione di posti di lavoro. Un riequilibrio delle politiche macroeconomiche potrebbe ridurre la disoccupazione del 1,8 percentuale punti entro il 2020, che corrisponde a 6,1 milioni di nuovi posti di lavoro.

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Data Pubblicazione sul portale: 03 Giugno 2014
Fonte: Regioni.it - Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Lavoro e Formazione
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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