Garanzia giovani. Più efficienza dai costi standard

Immagine associata al documento: Garanzia giovani. Più efficienza dai costi standard L'attuazione della Garanzia giovani è una sfida estremamente difficile per l'efficienza di qualsiasi Stato membro della Ue, per la necessità di dare tempi precisi all'azione dei servizi per l'occupazione, di spingere tali servizi a cercare e creare una domanda di lavoro ma soprattutto per la necessità di cercare collegamenti e sinergie per sistemi - quello dell'istruzione, della formazione, del lavoro e, per certi versi, dei servizi sociali - poco abituati a lavorare in rete.
Queste le parole di Salvatore Pirrone, Direttore Generale Politiche attive e passive, Ministero del lavoro e delle Politiche sociali.
È una sfida particolarmente ardua (quanto meno in tempi ragionevoli) in Italia, dove i servizi per il lavoro sono quasi ovunque dotati di scarse risorse, strumentali e umane, spesso sganciati dalle realtà produttive dei territori, e soprattutto dalle logiche di erogazione delle misure di politica attiva, restando ancorati a burocrazie in gran parte inutili.

D'altra parte il Piano - e la dote finanziaria che reca con sé, che tra linea di finanziamento dedicata, Fse e cofinanziamento nazionale raggiunge i 1.513 milioni - costituisce un'occasione unica per provarci nuovamente, facendo tesoro degli errori dell'ultimo quindicennio.

Il primo elemento di novità è costituito dal fatto che il piano sarà attuato mediante un unico programma operativo nazionale (Pon), che sarà concretamente attuato dalle 19 regioni coinvolte e dalla provincia autonoma di Trento.

Il Pon sarà presentato nelle prossime settimane alla Commissione europea ed entro fine mese saranno stipulate le convenzioni con le Regioni. A partire dal 1° maggio la Garanzia giovani partirà sul territorio nazionale e il portale nazionale www.garanziagiovani.gov.it sarà aperto alla registrazione telematica dei giovani, che verranno successivamente contattati dalle strutture territoriali.

L'esistenza di un programma operativo nazionale (Pon) e la fattiva collaborazione intessuta nei mesi scorsi tra amministrazione centrale e Regioni ha consentito di inserire nella strategia molti elementi di novità, potenzialmente in grado di cambiare la rotta:
  • 1. la definizione di schemi di azione uniformi, articolati su nove misure, delle quali sono definiti i contorni e i limiti di finanziamento, in maniera da privilegiare l'effettiva offerta di posti di lavoro o di esperienze di lavoro rispetto al mero orientamento o formazione;
  • 2. l'obbligo di rendicontare a costi standard;
  • 3. la necessità, da parte delle Regioni, di rendicontare non le spese, ma le specifiche azioni, erogate a specifiche persone;
  • 4. la possibilità di rendicontare "a risultato" l'attività di intermediazione con cui un operatore, pubblico o privato, procuri un'occasione di lavoro, di apprendistato o di stage;
  • 5. una metodologia unitaria basata su modelli statistici, per la segmentazione dell'utenza in base al grado di difficoltà nella ricerca di un'occupazione, in modo da evitare fenomeni di scrematura degli utenti da parte degli operatori;
  • 6. la possibilità, da parte dei giovani, di rivolgersi alle strutture di altre regioni, con il pagamento del servizio da parte della regione di provenienza;
  • 7. la definizione di un set di indicatori per consentire un monitoraggio continuo.
Si tratta di elementi fortemente innovativi, forse non sufficienti a fare in modo che la Garanzia giovani parta subito con una piena efficienza da parte di tutte le strutture territoriali, ma probabilmente in grado di imprimere una formidabile spinta alla sinergia tra servizi pubblici e privati (molte sono le regioni che sulla scia di questo processo stanno regolando la materia dell'accreditamento degli operatori privati o emettendo bandi di selezione ad hoc), una pressione sulla efficienza delle strutture e sul l'orientamento al servizio, un incremento della capacità del l'amministrazione centrale di guidare, monitorare ed eventualmente correggere i processi.

Quanto alla ripartizione delle risorse, i 1.513 milioni di euro saranno attribuiti quasi per intero alle regioni, in funzione del numero di disoccupati under 25. Solo 100 milioni saranno trattenuti dal l'amministrazione centrale per azioni di recupero e orientamento dei drop-out da effettuare nel sistema di istruzione (presso scuole e università, per catturare gli studenti che abbandonano anzitempo un corso di studi, riorientandoli ad altri corsi di istruzione o formazione o smistandoli presso i servizi per il lavoro); e per azioni di affiancamento e potenziamento dei servizi per il lavoro, in assistenza alle Regioni.

Non ci aspettiamo che dal 1° maggio i servizi per il lavoro cambino improvvisamente faccia: forse però saranno state poste le premesse perché nel medio periodo si produca una maggiore efficienza e nel breve periodo si possa dare a molti giovani una chance di accumulare esperienze ed entrare nel mondo del lavoro.     -          
 
Data Pubblicazione sul portale: 26 Marzo 2014
Fonte: Il Portale del Lavoro Dignitoso
Aree Tematiche: Politiche e Mercato del Lavoro, Sportello Europa, Sistema Puglia
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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