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Bridgestone taglia, nella fabbrica di Bari 950 posti a rischio
Immagine associata al documento: Bridgestone taglia, nella fabbrica di Bari 950 posti a rischio L'annuncio, dicono i sindacati, è arrivato tramite una conferenza telefonica: lo stabilimento di pneumatici per auto Bridgestone di Bari-Modugno chiude. Il gruppo giapponese ha avviato le procedure e prevede la cessazione delle attività non oltre la prima metà del 2014 Sono 950 i posti di lavoro a rischio e adesso le amministrazioni locali si chiedono come sia potuto succedere, mentre i sindacati annunciano battaglia.
La fabbrica di Bari è uno degli otto impianti di pneumatici del gruppo in Europa, in Italia ci sono anche il Centro europeo di ricerca & sviluppo di Roma e la struttura commerciale di Agrate Brianza (Monza). Ma la chiusura di Bari, ha precisato l'azienda, «non ha alcuna conseguenza sulle altre strutture del gruppo presenti in Italia».
E allora perché chiudere proprio l'unico stabilimento produttivo? L'azienda spiega che la decisione è dovuta in primo luogo al calo strutturale della domanda nel segmento degli pneumatici per autovetture che, «nel complesso», è scesa «dai 300 milioni di unità del 2011 ai 261 milioni del 2012 (-13%), con previsioni che stimano un recupero dei volumi pre-2011 soltanto a partire dal 2020». Solo il segmento degli pneumatici di alta gamma non è previsto in contrazione nei prossimi anni e l'impianto barese non ne produce. In aggiunta il settore — sottolinea ancora l'azienda — soffre la crescente pressione esercitata dai produttori dei Paesi emergenti.
La risposta è «accelerare lo spostamento strategico della propria produzione verso il segmento dei pneumatici di alta gamma». Attività che non può essere svolta a Bari, dove per processi, struttura e macchinari la produzione è sempre stata focalizzata «su pneumatici oggi considerati di uso generico». E come se ciò non bastasse, per Bridgestone lo stabilimento di Bari «è penalizzato dal punto di vista dei costi a causa di fattori sfavorevoli come la logistica e i costi energetici».
Soluzioni alternative il gruppo sostiene di averle percorse tutte senza fortuna: «L'avrà fatto in solitudine — protesta per la Filctem-Cgil il segretario Emilio Miceli -:i sindacati non sono stati interpellati. Ma attenzione: questi annunci choc all'americana sono un danno anche per la credibilità del gruppo. Noi ci attiveremo di conseguenza».
Il confronto inizia ora: Bridgestone Europe si dice «disponibile fin da subito a iniziare la discussione per individuare la migliore soluzione in grado di minimizzare il più possibile l'impatto sociale della decisione sui circa 950 dipendenti coinvolti» mantenendo però l'orizzonte di chiusura al 2014.
La notizia prende alla sprovvista il sindaco di Bari, Michele Emiliano, che vuole «immediatamente incontrare i vertici aziendali europei in modo da esaminare ogni possibile via per scongiurare la chiusura dell'unità produttiva». Anche il «governatore» pugliese, Nichi Vendola, non si dà per vinto e rimanda la palla nel campo del governo, colpevole di non aver avuto una politica industriale adeguata: «Ho scritto al ministero dello Sviluppo economico chiedendo l'immediata attivazione di un tavolo per affrontare la situazione» dice. Per l'ex «governatore» Raffaele Fitto (Pdl) quanto sta avvenendo è «un monito alla politica perché si occupi dei problemi concreti che coinvolgono imprese e lavoratori».

Da "Corriere della Sera" del 5 marzo 2013 (pag. XXXI)

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Data Pubblicazione sul portale: 05 Marzo 2013
Fonte: Corriere della Sera
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Politiche e Mercato del Lavoro, Rassegna Stampa
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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