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Il 23,6% delle imprese punta sulla green economy per uscire dalla crisi
Immagine associata al documento: Il 23,6% delle imprese punta sulla green economy per uscire dalla crisi Secondo il rapporto GreenItaly il 38,2% delle assunzioni è 'verde'.
Il 30% delle assunzioni non stagionali programmate complessivamente dalle imprese del settore privato per il 2012 è per figure professionali legate alla sostenibilità, mentre in Italia, tra il 2009 e il 2012, il 23,6% delle imprese industriali e terziarie hanno investito o investiranno in tecnologie e prodotti green. Lo rileva il Rapporto GreenItaly 2012 presentato oggi da fondazione Symbola e Unioncamere.
La rivoluzione green attraversa tutto il Paese, tanto che le prime dieci posizioni nella classifica regionale per diffusione delle imprese che investono in tecnologie 'verdi' sono occupate da quattro regioni settentrionali e sei del Centro-Sud. E in tutti i settori: dalla chimica alla farmaceutica, dal legno arredo all'high tech, dalla concia alla nautica, passando per l'agroalimentare, l'industria cartaria, tessile, edilizia, minerali non metalliferi, per la meccanica, l'elettronica e i servizi. Oltre ai più classici settori delle rinnovabili, dell'efficienza energetica, del ciclo dei rifiuti e della protezione della natura.

Le imprese della green Italy, inoltre, sono quelle che hanno la maggiore propensione all'innovazione: il 37,9% delle imprese che investono in eco-sostenibilità hanno introdotto innovazioni di prodotto o di servizio nel 2011, contro il 18,3% delle imprese meno sostenibili. Lo stesso vale per la propensione all'export: il 37,4% delle imprese green vanta presenze sui mercati esteri contro il 22,2% delle imprese che non investono nell'ambiente.
La peculiarità della green economy italiana sta nella riconversione in chiave sostenibile anche dei comparti tradizionali dell'industria. Non a caso, l'Ocse, nel recente rapporto sui diversi Paesi aderenti all'organizzazione, ha rilevato che nell'ultimo decennio le attività di ricerca nel campo delle tecnologie legate all'ambiente hanno sviluppato in Italia una vera e propria specializzazione. Con riflessi positivi sulla creazione di nuova occupazione.
"Per far ripartire il Paese - spiega Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola - serve una visione in grado di mobilitare le migliori energie per affrontare le sfide del futuro. È necessario difendere la coesione sociale non lasciando indietro nessuno, e scommettere su innovazione, conoscenza e identità dei territori: su una green economy tricolore che incrocia la vocazione italiana alla qualità e si lega alla forza del made in Italy. È necessario cambiare - conclude - partendo dai talenti dell'Italia che c'è. Per uscire dalla crisi e trovare il suo spazio nel mondo che cambia, l'Italia deve fare l'Italia".

Anche per Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, l'economia verde "può rappresentare una chiave strategica per superare questa lunga crisi. Grazie a un modello di sviluppo che si fonda sui valori tradizionali dei territori e dei sistemi produttivi italiani di piccola impresa: qualità, innovazione, eco-efficienza, rispetto dell'ambiente. Una ricetta che oggi dimostra di saper sposare i valori etici alla competitività e che ha il grande merito di favorire la coesione dei territori, una coesione che coinvolge migliaia di piccole e medie imprese, sempre più spesso operanti in rete tra loro, nel dare vita a questo che è ormai un vero e proprio 'laboratorio verde' dell'Italia di domani".

Da "LiberoQuotidiano.it" del 05 novembre 2012

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Data Pubblicazione sul portale: 05 Novembre 2012
Fonte: LiberoQuotidiano.it
Aree Tematiche: Rassegna Stampa, Energia, Sistema Puglia
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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