Energia, le pmi raccolgono la sfida

Immagine associata al documento: Energia, le pmi raccolgono la sfida Gli artigiani raccolgono la sfida della nuova era energetica. E chiedono al governo una grande opera di semplificazione legislativa che possa tradursi per le imprese in un reale risparmio delle risorse oggi impiegate in attività burocratiche. Risorse da spostare, invece, sugli investimenti in ricerca e l'uso di sistemi di produzione maggiormente ecocompatibili.

E la risposta che le pmi danno a Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on economie trends (Fet), presente ieri a Roma per una conferenza su «L'economia dell'idrogeno. Verso una nuova era energetica e la terza rivoluzione industriale». «L'Italia», ha detto Rifkin, «ha un ruolo importante come portale tra Europa e Africa e per dare l'avvio alla terza rivoluzione industriale». Secondo l'economista, sta diventando chiaro che stiamo andando verso la fine dell'era del petrolio e l'Italia deve scegliere se tra dieci anni vuole essere al tramonto della seconda rivoluzione industriale o all'alba della terza rivoluzione.

«Siete seduti su un tesoro energetico da sfruttare: il sole, il vento, il geotermico, la neve», ha chiarito Rifkin. «Ci sono regioni italiane che hanno già cominciato da sole ad affrontare il problema e creare reti intelligenti di energia da fonti rinnovabili. Piccoli corridoi energetici per il fabbisogno locale. Ma hanno bisogno di aiuto».

Un aiuto che secondo Rifkin deve venire dai politici, che devono capire e condurre per mano il loro paese, fornendo tutti gli strumenti e le risorse necessarie, per attuare la terza rivoluzione industriale supportata dalle fonti di energia rinnovabili e l'idrogeno. Una sfida, questa, a cui le piccole imprese vogliono partecipare attivamente.

«Le pmi e le micro imprese, ovvero oltre al 90% delle attività private», spiega infatti Tommaso Campanile, responsabile del dipartimento competitività e ambiente della CNA, «sono già avviate sulla strada della modernizzazione, promuovendo gli strumenti volontari di qualità ambientale, il trasferimento d'innovazione di processo e di prodotto, la rivalutazione dei sistemi produttivi locali caratterizzanti le filiere corte, e le reti d'impresa».

Secondo la CNA, però, i problemi da risolvere perché l'Italia possa attuare la terza rivoluzione industriale sono ancora molti. «Le condizioni di contesto, politiche ed economiche, non hanno favorito la diffusione di contenuti che vanno in questa direzione manifestando più i problemi e i vincoli di tali scelte che non le opportunità», aggiunge Campanile.
Soprattutto l'inerzia dei governi nazionali, regionali, locali e la complicità della direzione politica con i grandi interessi finanziari e i grandi gruppi industriali e multinazionali, secondo la CNA, hanno comportato un peggioramento delle condizioni ambientali rispetto agli impegni assunti dal nostro paese in sede internazionale. «Dopo la firma del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni dei gas climalteranti del 6,5% a partire dalle emissioni del 1990», spiega Campanile, «abbiamo più che raddoppiato le stesse emissioni, e non per un mero errore di calcolo ma per l'incapacità di scegliere o peggio per la complicità che ha coperto alcuni ambienti produttivi e un modello di sviluppo assolutamente contraddittorio con gli impegni assunti, facendo pagare al paese i costi di tale politica». Oggi, però, cambiare strada non è più rimandabile.

«Siamo convinti che si può recuperare il ritardo e portare il sistema paese su percorsi più virtuosi, a condizione che le politiche economiche messe in atto diano una mano proprio alla piccola impresa, ovvero la gran parte del tessuto produttivo italiano», conclude Campanile.       -          
 
Data Pubblicazione sul portale: 06 Giugno 2007
Fonte: CNA
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Energia
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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