Il Paese ha trasformato il proprio sistema bancario, ha iniziato a rimettere in ordine la finanza pubblica, ha ripreso a crescere.
Ho già dato atto dei progressi del sistema bancario. Il ruolo che vi abbiamo svolto è stato neutrale, non distaccato. Abbiamo indicato l'obiettivo, non il protagonista del percorso: puntare alla crescita, abbandonando i campanilismi del passato, accettando la sfida del mercato. Da questo è nata la trasformazione, non dai programmi delle Autorità. Occorre ora che azionisti, famiglie, imprese ne vedano chiaramente i benefici: aziende più forti, pronte a offrire una gamma di servizi più ampia a costi inferiori. Occorre infine che i conflitti di interesse, sempre presenti nella terra degli intrecci azionari, vengano risolti. La Banca seguirà con attenzione tutti questi sviluppi.
Un sistema finanziario moderno non tollera commistioni tra politica e banche. La separazione sia netta: entrambe ne verranno rafforzate.
Perché la finanza pubblica torni a essere di beneficio per la crescita e non di freno, occorre che il suo riordino veda meno spese correnti, più investimenti, meno tasse e che soprattutto continui: abbiamo smesso di accumulare debito, non abbiamo iniziato a ridurlo.
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