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Parità tra uomini e donne: Rapporto 2010
Immagine associata al documento: Parità tra uomini e donne: Rapporto 2010 La Commissione Europea, come ogni anno, ha sottoposto al Consiglio UE di primavera la relazione annuale sulla parità tra donne e uomini (Rapporto 2010), esponendo i progressi compiuti per promuovere la parità di genere negli Stati membri dell'Unione Europea e presentando le sfide e le priorità per il futuro.
Secondo il rapporto i progressi ci sono stati ma sono ancora lenti e le disparità di genere persistono a livello di tassi d'occupazione, di retribuzione, di orario di lavoro, di accesso a posti di responsabilità, di condivisione delle responsabilità in materia di impegni familiari e domestici e di rischio di povertà.
Nell'ultimo decennio il tasso d'occupazione femminile è aumentato di 7,1 punti percentuali, raggiungendo il 59,1% nel 2008 e avvicinandosi così all'obiettivo di Lisbona (60% nel 2010), nonostante le forti differenze tra gli Stati membri (da meno del 40% a più del 70%). Lo scarto medio tra il tasso d'occupazione femminile e quello maschile è sceso da 18,2 punti nel 1998 a 13,7 punti nel 2008. L'attuale crisi economica, fa temere che i risultati ottenuti in fatto di pari opportunità possano essere compromessi e che gli effetti della recessione possano farsi sentire maggiormente sulle donne. Il rallentamento dell'attività economica potrebbe essere utilizzato per giustificare una limitazione o un taglio delle misure a favore della parità, rischio questo confermato dall'analisi delle risposte nazionali alla crisi.

In caso di perdita del lavoro, il rischio di non essere riassunto è più elevato per le donne, mentre nel caso di assunzione è più probabile che le donne siano svantaggiate, perché, ad esempio, tra le donne è più elevata la percentuale di contratti precari o di lavoro part time non volontario o perché persistono disparità salariali a loro svantaggio.
Oltre all'attuale crisi economica e ai suoi effetti sui lavoratori, anche se il livello d'istruzione femminile è aumentato considerevolmente negli ultimi anni e il numero delle laureate è oggi superiore a quello dei laureati, le donne restano concentrate in settori tradizionalmente "femminilizzati" e spesso meno retribuiti (servizi medico-sanitari e di assistenza, istruzione, ecc.) ed occupano meno posti di responsabilità in tutte le sfere della società.

Inoltre, la mancanza d'accesso ai servizi di assistenza per le persone dipendenti (bambini, disabili, anziani), a regimi di congedo adeguati e a formule di lavoro flessibili per entrambi i genitori spesso impediscono alle donne di partecipare al mercato del lavoro o di lavorare a tempo pieno. Le donne con bambini lavorano meno (-11,5 punti percentuali) di quelle che non ne hanno, mentre gli uomini che sono padri lavorano più di quelli che non lo sono (+6,8 punti). Questa forte incidenza della paternità/maternità sulla partecipazione al mercato del lavoro è legata alla suddivisione dei ruoli tradizionali e alla mancanza in molti Stati membri di strutture di accoglienza dell'infanzia.
Nonostante l'aumento, nel corso degli ultimi anni, dell'offerta di servizi di assistenza all'infanzia in linea con gli obiettivi europei, in molti Paesi i tassi di disponibilità non soddisfano gli obiettivi, in particolare per i bambini al di sotto dei 3 anni. Anche l'assistenza alle persone non autosufficienti diverse dai bambini grava fortemente sulla possibilità di rimanere nel mercato del lavoro.
Oltretutto, la mancanza di misure adeguate che consentano di conciliare vita professionale e vita privata può influire sulla scelta di non avere figli o di averne di meno, scelta che pone problemi sul piano dell'invecchiamento della popolazione e della futura offerta di manodopera e, di conseguenza, della crescita economica.

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Sito di riferimento: http://www.vivieuropa.it/notizie/365
Data Pubblicazione sul portale: 01 Febbraio 2010
Aree Tematiche: Sistema Puglia
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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