Il Governo, nella riunione che si è svolta il 22 gennaio a Palazzo Chigi con le regioni e le parti sociali, ha consegnato un documento finalizzato ad affrontare il problema della occupabilità alla luce dell'emergenza economico-sociale indotta dalla crisi globale dei mercati finanziari.
"Provvedere alle persone, Ripartire dalle persone" è questo il titolo del documento che traccia le linee guida per una tutela attiva del lavoro. L'incontro - ha spiegato il ministro del Lavoro Sacconi - ha consentito di avviare un percorso di confronto per l'individuazione della destinazione dei fondi sugli ammortizzatori sociali. Nei prossimi giorni - ha proseguito il ministro - ci sarà un tavolo tecnico con le Regioni per definire risorse e modalità del progetto sulla tutela attiva del lavoro. E, una volta definite queste - ha concluso Sacconi - proseguirà il confronto con le Parti sociali sui modi per affrontare la crisi e far ripartire la crescita. La proposta fatta dal governo sulla tutela attiva del lavoro si muove lungo tre direttrici: 1. mantenere la più ampia base occupazionale anche con un orario di lavoro ridotto; 2. estensione potenziale, senza automatismi, a tutti i lavoratori subordinati di forme di integrazione del reddito e tutela attiva dei collaboratori con un unico datore di lavoro e degli inoccupati; 3. ampliamento della tutela attiva accompagnato da una maggiore effettivatà delle sanzioni per mancata responsabilità delle persone che rifiutano un offerta "congrua" di lavoro o di formazione. Intatta rimane la competenza delle Regioni e alle parti sociali del territorio a cui spetta la funzione di valutazione e negoziazione delle richieste di protezione per lavoratori ritenuti in esubero congiunturale o strutturale, sulla base di un accordo quadro e di intese specifiche per ciascuna Regione utili a combinare risorse finanziarie di diversa provenienza e ad integrare competenze e procedure. Nelle linee guida s'individuano poi anche gli errori da evitare nella realizzazione concreta delle azioni: 1) la deresponsabilizzazione delle imprese rispetto alle loro risorse umane; 2) la produzione di un bacino di nuovi assistiti dei quali risulti difficile - anche nel contesto del dopo crisi - il reimpiego; 3) un livello insostenibile di spesa pubblica alla luce della dimensione del debito pubblico accumulato. - |