Contratti, arriva il nuovo modello

  Arriva la riforma della contrattazione, ma senza l'avallo della Cgil: governo, imprese e sindacati hanno infatti siglato ieri sera l'intesa per un nuovo modello di relazioni industriali, valido sia per il settore pubblico sia per il privato. Un risultato raggiunto dopo anni di tentativi, sempre falliti, e di bracci di ferro tra imprese e rappresentanti del mondo del lavoro, e che modifica profondamente le relazioni industriali, a 16 anni dallo storico accordo del luglio del '93. I contratti ora saranno triennali e saranno rinnovati in base a un'inflazione 'europea', calcolata da un istituto di ricerca, sulla base dell'indice armonizzato europeo (Ipca), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. Dunque va in soffitta l'inflazione programmata dal governo nel Dpef. Nel settore del lavoro pubblico, il calcolo delle risorse da destinare agli incrementi salariali "sarà demandata ai ministeri competenti previa concertazione con le organizzazioni sindacali", sempre sulla base dell'indice Ipca. Avrà più spazio la contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale, per cercare di legare il più possibile i salari alla produttività.

"L'accordo per la riforma degli assetti contrattuali ha una portata storica - ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi - non solo perché sostituisce le intese sottoscritte il 23 luglio 1993, dopo una lunga e defatigante negoziazione, ma soprattutto perché sostituisce per la prima volta il tradizionale approccio conflittuale nel sistema di relazioni industriali con quello cooperativo. L'accordo quadro infatti promuove lo spostamento del cuore della contrattazione dal livello nazionale alla dimensione aziendale e territoriale ove - anche grazie alla detassazione del salario di produttività - le parti sono naturalmente portate a condividere obiettivi e risultati. Spiace constatare - ha concluso Sacconi - che la Cgil non è, allo stato del suo dibattito interno, in grado di convergere con le altre organizzazioni sindacali su comuni obiettivi di modernizzazione".

"Il governo ha forzato in direzione di un accordo che sapeva non avrebbe avuto il consenso della Cgil'', ha replicato il segretario generale dell'organizzazione, Guglielmo Epifani. E anche Confindustria si dice dispiaciuta per la mancata firma del maggiore sindacato italiano. "Abbiamo lavorato molto per un accordo con tutti, ma alla fine siamo convinti che serva coraggio e che al Paese servono riforme per andare avanti'', ha detto il leader degli industriali, Emma Marcegaglia, e anche il vicepresidente di Viale dell'Astronomia, Alberto Bombassei, sottolinea l'assenza della firma della Cgil ''lascia dell'amaro in bocca''. Soddisfatti, invece, gli altri sindacati, che da tempo avevano dato il loro assenso alle linee di riforma del modello che risale ormai al 1993. ''E' un obiettivo storico proposto da tanti anni dalla Cisl'', sostiene il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, mentre il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, parla della "riconquista della dignità del lavoro e del salario'', plaudendo all'abbandono dell'inflazione programmata che determinava retribuzioni per ''decisione politica''. ''I lavoratori apprezzeranno quest'impegno'' commenta anche il segretario dell'Ugl, Renata Polverini. Dispiaciuto per l'assenza della Cgil anche l'esponente del Pdl, Giuliano Cazzola: '' il copione era scritto da mesi. Ma per uno della mia generazione questa non è una bella giornata''. L'accordo è stato siglato da 25 sigle imprenditoriali e sindacali, mancano per ora all'appello l'Ania, l'Abi e la Lega delle cooperative, che si riservano di firmare dopo un approfondimento.       -          
 
Data Pubblicazione sul portale: 23 Gennaio 2009
Fonte: LabItalia
Aree Tematiche: Sistema Puglia
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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