«La Puglia vuoi spendere per i giovani e il lavoro»

Immagine associata al documento: «La Puglia vuoi spendere per i giovani e il lavoro» L'esclusione dei fondi comunitari dal Patto di Stabilità richiede coperture finanziarie di cui lo Stato al momento non dispone. Ma soprattutto, a contrastare la battaglia pugliese per liberare almeno una parte dei 2,1 miliardi che la Regione ha in cassa, ci sono gli interessi contrastanti di tutti i «vicini», dalla Calabria alla Campania: non raggiungono i tetti di spesa, hanno basse disponibilità liquide, e dunque non avrebbero alcun vantaggio dagli ulteriori spazi finanziari che il governatore Nichi Vendola chiede reclamando la cosiddetta «nettizzazione».
Il nodo del problema è, come sempre, nei numeri. La Puglia è leader per il livello di spesa comunitaria dei fondi 2007-2013, che al 31 maggio ha superato gli obiettivi ed ammontava a 2,67 miliardi per il Fesr (infrastrutture) e 793,7 milioni per l'Fse (interventi sociali). I fondi Ue richiedono il 50% di cofinanziamento regionale (in realtà il 15% è dello Stato), che concorre al raggiungimento del tetto invalicabile di spesa fissato con il Patto di Stabilità: per il 2014 vale 1,305 miliardi. Per mantenere quei livelli di spesa, servono 700 milioni di euro di cofinanziamento l'anno, praticamente metà dello spazio finanziario complessivo: il che non lascia molto per occuparsi di tutto il resto. Ecco perché, venerdì, Vendola ha annunciato che la Paglia sarà costretta a togliere il piede dall'acceleratore dei fondi Ue: se non cambia nulla, spiegavano ieri in Regione, è «probabile» che gli obiettivi di spesa europea di fine anno non saranno raggiunti, ed è «certo» che non lo saranno nel 2015.
Al momento il governatore pugliese deve portare avanti questa battaglia in splendida solitudine. La Campania, che ha quasi una volta e mezza gli abitanti della Puglia, al 30 maggio aveva speso appena 1,5 miliardi di euro del Fesr e 466 del Fse, La Sicilia, che di abitanti ne ha 5 milioni, è a quota 1,7 miliardi del Fesr e 920 milioni del Fse, lontanissima dagli obiettivi. Nessuna delle due - la Sicilia ha difficoltà persino a pagare gli stipendi - ha la solidità di bilancio della Puglia: se pure il cofinanziamento Ue fosse «sterilizzato» rispetto al Patto di stabilità, non ci sarebbe alcun beneficio.
Vendola ne ha parlato ancora una volta ieri, presentando insieme alla vicepresidente Angela Barbanente l'accordo di partenariato con le parti sociali e datoriali per la programmazione comunitaria 2014-2020.«Tutte le parti - ha detto il presidente - hanno condiviso la pianificazione di quello che dobbiamo fare nei prossimi sette anni, poi saranno chiamate anche alla verifica dei risultati».
Ma il tema centrale resta, ancora una volta, quello del Patto di Stabilità: «Lo consideriamo una specie di pietra sepolcrale che ci seppellisce, e della quale vogliamo liberarci». Per questo Vendola ha chiesto di nuovo l'intervento dei parlamentari pugliesi sul governo: «Vogliamo spendere i nostri soldi per aprire i cantieri e dare lavoro ai giovani. La nostra richiesta non ha finora incontrato contestazioni di merito, tutti continuano ad esprimerci solidarietà ma non vorremmo che questa solidarietà si trasformi in una partecipazione al nostro cordoglio». Ma per consentire alle Regioni di spendere (poniamo) 1 miliardo in più di fondi europei e non aggravare il rapporto deficit/pil, lo Stato deve iscrivere a bilancio un altro miliardo di entrate. Difficile, dopo la partita degli 80 euro.

Da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 10 giugno 2014 (pag. X)

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Data Pubblicazione sul portale: 10 Giugno 2014
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Rassegna Stampa
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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