Italia verso la ratifica delle Convenzioni ILO su Salute e Sicurezza sul lavoro

Immagine associata al documento: Italia verso la ratifica delle Convenzioni ILO su Salute e Sicurezza sul lavoro Per l'ILO, prevenire e monitorare, incentivando e premiando le parti, è meglio che sanzionare e per tutti deve valere il principio per cui il lavoro per essere «dignitoso» deve essere anche un lavoro sicuro. Si apre così l'evento romano promosso da ILO e INAIL per celebrare la Giornata mondiale per la salute e sicurezza del 28 aprile dedicata quest'anno al tema dell'utilizzo dei prodotti chimici al quale l'ILO ha dedicato un Rapporto.
L'evento di Roma ha rappresentato un'occasione per presentare i rischi derivanti dalla produzione e utilizzo di questi prodotti nonché incoraggiare una gestione razionale riducendo, attraverso la prevenzione e il controllo, gli effetti indesiderati su lavoratori, popolazione e ambiente.

Nel corso del suo intervento, il Direttore dell'Ufficio ILO di Roma, Luigi Cal, ha colto l'occasione per chiedere che l'Italia avvii il prima possibile il processo di ratifica delle principali Convenzioni ILO in materia di salute e sicurezza sul lavoro (n.155 e n. 187), un vuoto incomprensibile visto che questo non rappresenterebbe nessun aggravio né dal punto di vista legislativo né tantomeno amministrativo. L'Italia è tra i primi 3 paesi al mondo per numero di ratifiche di Convenzioni ILO e, secondo Cal, l'adesione a questi due ulteriori standard internazionali rappresenterebbe non solo un richiamo per quei paesi dove mancano totalmente le tutele di salute e sicurezza sul lavoro (SSL) più elementari, ma sarebbe un segnale forte anche "per quelle imprese sostenibili che vanno a produrre in paesi terzi dove le normative lasciano a desiderare e per le quali gli standard internazionali diventano a volte l'unico punto di riferimento al quale ispirarsi per far rispettare le norme fondamentali del lavoro nella loro catena di produzione".

Il Presidente dell'INAIL, Massimo De Felice, nel ricordare che "la prevenzione è un atto di previdenza" ha sottolineato l'importanza del ruolo della ricerca, della collaborazione diretta con le imprese e della raccolta di dati affidabili, elemento essenziale di conoscenza per avviare azioni e correggerne eventuali distorsioni. In questo scenario, l'INAIL ha un ruolo di primo piano e, quale moderno interprete delle politiche di salute e sicurezza in Italia, ha sviluppato nuove politiche di azione, accanto a quelle tradizionali, convinto della necessità di un progressivo superamento dell'approccio sanzionatorio e repressivo in favore della promozione della cultura della prevenzione e della programmazione della sicurezza. Dati alla mano, il Direttore Generale dell'INAIL, Giuseppe Lucibello, ha messo in luce un evidente trend discendente degli infortuni, anche tenendo conto della negativa congiuntura economica e il conseguente calo occupazionale. Al contrario, continua ad aumentare il numero delle denunce per malattie professionali: da oltre 46 mila del 2012 a più di 51 mila del 2013. In Italia, ha affermato Lucibello, la mancanza di sicurezza supera i 47 miliardi di euro, mentre va oltre i 50 mila euro il costo di ciascun infortunio.

Il tema dell’educazione e della conoscenza su questa tematica è stato il leitmotiv di tutti gli interventi. Il problema principale infatti resta l’integrazione scuola-lavoro e la necessità di inserire la SSL nel percorso educativo fin dalla più tenera età. Solo in questo modo si potrà creare una vera cultura della prevenzione. Altrettanto importante è la ricerca e la disponibilità di un sistema informativo integrato in grado di ampliare le conoscenze. Aspetti, questi ultimi, pienamente condivisi dalla Confindustria che ha aggiunto anche l’importanza per il mondo delle imprese di poter contare sulla certezza del diritto ostacolato spesso da eccessi di formalismi che vanno a scapito della sostanza. “Semplificare non vuol dire ridurre le tutele” ha sottolineato il rappresentante di Viale dell’Astronomia.
L’eccesso di formalismi è stato ribadito anche dal Presidente di Rete Imprese Italia, il quale ha messo in luce l’attuale inadeguatezza del sistema normativo UE in materia di SSL, concepito perlopiù per imprese di grandi dimensioni. Un paese come l’Italia, il cui tessuto produttivo è composto perlopiù da micro imprese con meno di 10 dipendenti, non può non tenere conto della necessità di individuare strumenti specifici per queste realtà spesso penalizzate da una logica che esalta “l’avere a posto le carte a discapito della sicurezza sostanziale”.

Ma, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni riconosciuti da tutte le parti intervenute, molti rimangono i nervi scoperti su un tema che non ammette deroghe. Lo ribadiscono i rappresentanti di CGIL, CISL e UIL che hanno chiesto maggiori sforzi in particolare a livello UE, in ritardo sulla definizione di una nuova strategia. Per quanto riguarda l’Italia, sottolineano i sindacati, sono ancora numerose le sfide da affrontare a partire dall’adozione di una strategia nazionale in materia di SSL, la necessità di un riordino dell’assetto istituzionale e dei servizi di vigilanza, un maggiore coordinamento e disponibilità di risorse finanziarie.

Rispondendo alle questioni sollevate dalle parti sociali, il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenuto a conclusione della Conferenza, ha affermato che la conoscenza è alla base della creazione di una vera cultura della sicurezza. Pertanto la ricerca, la condivisione delle informazioni, il dialogo e il coinvolgimento di tutti gli attori, sono strumenti fondamentali per trovare soluzioni efficaci. Mantenere alta l’attenzione sul tema e collaborare con tutti gli attori è un impegno che il Ministro ha voluto ribadire nel suo intervento. “La salute e sicurezza sul lavoro” ha proseguito Poletti “deve diventare patrimonio individuale” e per raggiungere questo obiettivo è fondamentale investire in percorsi formativi efficaci. Altro aspetto è il problema di governance in quanto sono troppi, secondo il Ministro, i soggetti che hanno titolo ad intervenire in materia di SSL. In tal senso, avere una base dati condivisa “diventa uno strumento essenziale” in quanto consente un dialogo che parte da una base comune per giungere ad una soluzione efficace. C’è quindi bisogno di una cornice istituzionale definita all’interno della quale ci siano sistemi relazionali con responsabilità precise e una capacità di collaborazione che deve crescere.

Ma il problema della SSL non riguarda solo i confini nazionali ma va ben oltre laddove molte imprese italiane si trovano a produrre o si approvvigionano in paesi terzi dove la normativa in materia di SSL è spesso inesistente. A questo proposito, la tragedia del Rana Plaza è stata ricordata come esempio di una globalizzazione che ha fatto del basso costo del lavoro e della mancanza di regole l’unica strada verso la competitività. La SSL è un pilastro del modello sociale europeo che dovrebbe valere in ogni parte del mondo. E proprio questo dualismo tra Paesi iperregolati e Paesi ipersregolati è stato sottolineato da Maurizio Sacconi, Presidente della Commissione Lavoro del Senato e da Cesare Damiano, Presidente della Commissione lavoro della Camera. Sacconi ha poi incoraggiato l’ILO ad ampliare i cosiddetti “core labour standards” includendo anche le Convenzioni sulla SSL e ha chiesto un intervento più incisivo da parte dell’Agenzia ONU nei paesi “ipersregolati”. Entrambi hanno convenuto dell’importanza della ratifica delle Convenzioni ILO quale segnale proprio per questi paesi.

A tale proposito, non si è fatta attendere la risposta del Ministro Poletti che ha manifestato il suo impegno a raggiungere l’obiettivo della ratifica da parte dell’Italia delle Convenzioni ILO durante il semestre europeo di presidenza.   -          
 
Data Pubblicazione sul portale: 29 Aprile 2014
Fonte: Il Portale del Lavoro Dignitoso
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Politiche e Mercato del Lavoro
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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