Fondi strutturali, si punta all'innovazione

Immagine associata al documento: Fondi strutturali, si punta all'innovazione La strategia del governo Renzi sul Mezzogiorno comincia finalmente a delinearsi, dopo i silenzi iniziali e dopo che il Consiglio dei ministri ha formalizzato le deleghe per la coesione territoriale al braccio destro del premier, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio.
Gli interventi finanziati con i fondi strutturali europei agiranno su due leve: la prima è costituita dal rafforzamento del sistema produttivo, che nel Centro-Nord sarà realizzalo con l'avvio di una strategia di riorganizzazione con un occhio rivolto alle esportazioni, mentre nel Mezzogiorno si baserà su forte impulso all'innovazione e all'internazionalizzazione, creando stimoli alla crescila di nuove attività produttive, al consolidamento delle imprese esistenti e meccanismi di sostegno al mercato. La seconda leva è il rafforzamento e lo sviluppo del capitale umano, destinando parte dei fondi all'inserimento nel mondo del lavoro, alla creazione di nuova occupazione, allo sviluppo dei sistemi di protezione, alle politiche attive. «Dobbiamo utilizzare meglio i fondi europei — ammonisce il premier Matteo Renzi — che sono tanti e spesso non spesi o spesi male. L'Italia in troppi casi ha buttato via le risorse, non è colpa dell'Europa ma dei burocrati e politici italiani che hanno fallito».
Il governo Renzi conferma la strategia di programmazione delle risorse così come è stata avviata dai precedenti ministri della Coesione, Fabrizio Barca e Carlo Trigilia, che prevede di destinare non i fondi comunitari ma le risorse nazionali del Fondo Sviluppo Coesione a investimenti infrastrutturali o ambientali. Sembra perciò di capire che l'intenzione del governo sia quella di considerare addizionali le politiche finanziate con i fondi strutturali, che non devono sostituire, ma integrare e rafforzare, le politiche ordinarie, per le quali ci sono i fondi nazionali, che hanno l'obiettivo del superamento del sottosviluppo e del divario territoriale.
Di fronte ai persistenti ritardi nella spesa delle risorse comunitarie (nel periodo di programmazione 2007-2013, con una media di utilizzo dei finanziamenti assegnati al 49%, contro quella europea del 66%, il governo ha deciso di correre ai ripari, almeno per quel che riguarda il nuovo ciclo di fondi strutturali, quello del periodo 2014-2020.
Ma su quanti soldi potrà contare il Sud nel prossimo settennio? Nel complesso il totale delle risorse per la coesione territoriale nel ciclo di programmazione 2014-2020 raggiunge per l'intera Italia i 130 miliardi, di cui 32,2 miliardi di fondi strutturali europei, con un incremento rispetto ai 28,8 del periodo 2007-2013. Quasi la totalità di queste risorse, ben il 96,5%, dovrà essere destinato a investimenti a favore della crescita e dell'occupazione. Di questi oltre 32 miliardi vanno alle regioni meno sviluppate — le quattro Regioni della Convergenza, Calabria Campania, Puglia, Sicilia, alle quali si è aggiunta anche la Basilicata, il cui prodotto lordo, in seguito alla crisi recessiva, si è notevolmente contratto — 22 miliardi e 300 milioni, circa i tre quarti del totale. Nell'ambito della politica di coesione per il periodo 2014-2020 rientrano, però, oltre ai fondi strutturali Fesr e Fse, anche altre risorse: quelle del Fondo europeo per l'aiuto agli indigenti, pari a poco più di 670 milioni, e quelle dell'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile, 567 milioni e mezzo; e, infine, i finanziamenti del Fondo europeo agricolo, di cui all'Italia sono destinati circa 10 miliardi e mezzo.
Il totale di tutti questi finanziamenti della Comunità europea fa poco meno di 44 miliardi, a fronte dei quali l'Italia ne investirà 42 e mezzo di cofinanziamento, di cui poco più di 32 di cofinanziamento nazionale e poco più di 10 di cofinanziamento regionale. Ai circa 86 bisogna, infine, sommare i 44 delle risorse nazionali stanziate nel bilancio del Fondo Sviluppo Coesione, il cui rifinanziamento per il periodo 2014-2020 è previsto dalla legge di Stabilità di quest'anno: sarebbero dovuti essere 54 miliardi, ma è stata iscritta per ora nel bilancio dello Stato solo una quota dell'80%. Il restante 20% sarà iscritto in bilancio solo dopo una verifica, prevista a metà del ciclo di programmazione, nella primavera-estate 2018, sull'effettivo impiego della prima quota di risorse assegnate. Il Fondo Sviluppo Coesione destina l'80% delle risorse per investimenti nelle regioni meridionali e il 20% in quelle del Centro-Nord. Ciò significa, per concludere, che al Sud vanno, oltre ai 22 miliardi e 300 milioni di risorse Fesr ed Fse, altri 35 miliardi e 200 dell’Fse, per un totale di 57 miliardi e mezzo.
Intanto il Cipe ha dato il via libera all'Accordo di partenariato sulla programmazione dei fondi strutturali, puntando su 11 obiettivi tematici, focalizzati su ricerca e innovazione, sostenibilità ambientale, efficientamento energetico e fonti rinnovabili, istruzione, trasporti, con una particolare attenzione dedicata a occupazione e inclusione sociale. Per quel che attiene alla ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione, sarà aumentato il contenuto innovativo alla produzione di beni e servizi, soprattutto nei settori più promettenti. Particolare attenzione sarà rivolta alle Smart Cities and Communities, sia nelle città che nelle aree interne: in questo caso i soldi saranno destinati alle infrastrutture per la connettività nelle aree con difficoltà di accesso e di comunicazione. Si punterà sulla competitività dei sistemi produttivi, ma il governo si impegna a non utilizzare i fondi europei per finanziare tagli alle tasse per le aziende.[…]

Da “Mezzogiorno Economia” del 28 aprile 2014 (pag. II)

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Data Pubblicazione sul portale: 28 Aprile 2014
Fonte: Mezzogiorno Economia - Corriere del Mezzogiorno
Aree Tematiche: Rassegna Stampa, Sistema Puglia, Ricerca e Innovazione Tecnologica
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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