Dimissioni Lavoratrici madri: dichiarazioni delll'Assessore Elena Gentile e della Consigliera di Parità

Immagine associata al documento: Dimissioni Lavoratrici madri: dichiarazioni delll'Assessore Elena Gentile e della Consigliera di Parità "L'assessorato al Welfare e l'Ufficio della Consigliera di parità - ha dichiarato l'Assessore Elena Gentile - in quest'ultimo periodo hanno cominciato ad ideare una nuova fase di progettualità che punti all'integrazione di welfare pubblico e privato per fronteggiare i nuovi bisogni sociali che richiedono non solo prestazioni monetarie, ma servizi personalizzati alla persona e alle famiglie. Il nodo centrale sta, non nella riduzione di welfare pubblico, che comunque deve essere capace di rinnovarsi, ma nell'arricchire il sistema attraverso iniziative di welfare contrattuale che possano rivelarsi un significativo investimento per lavoratori e lavoratrici, per le loro famiglie, per il territorio e nello stesso tempo per l'azienda".
Secondo la Consigliera di parità Serenella Molendini "proprio dalle tante storie ascoltate e raccolte dall'Ufficio, in una sorta di luogo simbolico e protetto, possiamo sostenere che la marcia delle donne italiane verso la conquista del mondo del lavoro finora si è sempre infranta contro questo scoglio: la gravidanza, i figli, le assenze, i congedi. Spesso l'arrivo di un figlio diventa, in un contesto malato che baratta la professionalità con un'ipotetica assoluta disponibilità, il fattore limite di un'organizzazione del lavoro rigida e incapace di evolversi. Da queste considerazioni è scaturita la necessità di andare oltre il dato quantitativo - già di per sé elevato, viste le 1014 dimissioni in Puglia nel 2012 - affidando l'incarico di una ricerca qualitativa all'Università del Salento,in quanto la sperimentazione ha coinvolto, in accordo con la Direzione Regionale del Lavoro, le province, e dunque le Consigliere e le Direzioni Provinciali, di Lecce e Brindisi.
"Come è emerso con chiarezza dai diversi livelli di indagine, quantitativo e qualitativo, esplicitati nei diversi settori della ricerca, il fenomeno delle dimissioni volontarie in Puglia rappresenta un motivo di preoccupazione date le sue dimensioni e dato che si inserisce in un contesto economico di recessione e in un mercato del lavoro del Mezzogiorno, già caratterizzato da un basso tasso di partecipazione femminile.
Da una considerazione generale su questi aspetti, la dinamica crescente delle dimissioni in Puglia costituisce un fenomeno per molti versi inspiegabile. In altri termini, visto che ci si trova in un contesto in cui solo una minoranza delle donne lavora e visto che molte imprese si trovano in una situazione di difficoltà a causa della recessione economica, perché le donne che hanno un lavoro decidono di dimettersi volontariamente in corrispondenza del periodo di maternità?
I dati pugliesi non lasciano dubbi e descrivono un fenomeno in rapida ascesa visto che si passa da 666 dimissioni confermate presso gli uffici regionali del lavoro nell’aprile del 2009 a 1014 dimissioni nel 2012. Se si dovesse descrivere sinteticamente la tipologia di donne dimissionarie in Puglia si otterrebbe il modello di una giovane donna, dai 25 ai 35 anni, che lavora nel settore dei servizi e del commercio e che è stata assunta, in prevalenza con un contratto a tempo indeterminato, in un periodo che va da uno ai cinque anni precedenti alla data delle dimissioni. Questa donna ha in prevalenza un figlio (nel 44% dei casi) oppure 2 (41%).
Il dato comune che emerge con maggiore evidenza è che l’impresa in cui lavorava questa donna è una piccola impresa con meno di 15 dipendenti (72% dei casi). Questo dato, di per sé, fornisce un’informazione molto importante circa la eventuale tipologia di intervento di politica economica necessario per contrastare il fenomeno delle dimissioni.
Come è emerso da questo lavoro di ricerca, l’ambiguità nella definizione del fenomeno deriva dal fatto che la decisione delle dimissioni scaturisce da un molteplicità di cause, di ordine economico, sociale e culturale che si intrecciano a livello aggregato ed individuale. In altri termini, dalla ricerca è emerso che ci sono alcune motivazioni che concorrono alla determinazione della decisione delle donne di dimettersi. Queste cause ricorrenti riguardano, per quanto concerne la sfera economica, la comparazione fra i costi dei servizi di cura con il reddito percepito; per la sfera sociale, la disponibilità del gruppo familiare di riferimento a condividere il carico di cura; per la sfera culturale, il ruolo dell’identità di madre in conflitto con il ruolo di donna lavoratrice.
Questo set di cause è stato esplicitato attraverso un’indagine che non si è limitata a giustapporre le diverse competenze disciplinari allo scopo di indagare un fenomeno complesso. L’integrazione dell’analisi statistica, economica-cognitiva e sociologica ha prodotto un lavoro che ha chiarito le caratteristiche multidimensionali del fenomeno delle dimissioni. L’interpretazione dei dati raccolti e lo studio del fenomeno ci offre, oltre alle indicazioni citate in precedenza riguardo alla possibilità di politiche mirate alle piccole imprese, due importanti suggerimenti per orientare le politiche di intervento: da un lato la necessità di adeguare i servizi di cura ad un modello di “welfare in transizione” e, dall’altro, ribadisce con forza la centralità dei servizi di cura per prevenire il fenomeno delle dimissioni.     -          
 
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Data Pubblicazione sul portale: 13 Novembre 2013
Fonte: Ufficio Stampa Regione Puglia
Aree Tematiche: Sistema Puglia
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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