UE: un passo avanti nella lotta all'amianto

Immagine associata al documento: UE: un passo avanti nella lotta all'amianto Circa 500 mila persone nell'Europa occidentale potrebbero morire nei primi trent'anni del 21° secolo a causa dell'amianto. Una questione ancora irrisolta, dunque, su cui il Parlamento Europeo ha deciso di fare un passo in avanti adottando il rapporto di Stephen Hughes definito dall'ETUC, la Confederazione Europea dei Sindacati, come un documento "in linea con i principi dei sindacati e delle organizzazioni che rappresentano le vittime dell'amianto nei paesi dell'Unione".

Un documento che esorta l'Unione Europea a intervenire per proteggere lavoratori e popolazioni da un rischio ancora molto elevato attraverso l'adozione di una strategia coerente per rimuovere milioni di tonnellate di amianto dagli edifici europei. Un'operazione in grande scala che prevede, in primo luogo, la schedatura obbligatoria in un registro ufficiale di tutti gli edifici pubblici e privati a rischio. Una delle proposte per velocizzare le procedure di bonifica riguarda l'inserimento della questione amianto all'interno delle politiche di efficienza energetica dell'UE che dovrebbero prevedere la rimozione delle fibre cancerogene nell'ambito dell'ammodernamento degli impianti energetici degli edifici.
Il rapporto Hughes raccomanda un'attenzione particolare per i lavoratori che dovranno essere impiegati nelle operazioni di bonifica: programmi di formazione e di qualificazione professionale dovranno essere adottati affinché tutte le operazioni di smaltimento possano avvenire in totale sicurezza per gli operatori e i cittadini. Essenziale, da questo punto di vista, un rinnovato sforzo comunicativo per diffondere il più possibile fra l'opinione pubblica le informazioni rilevanti circa la pericolosità dell'amianto.

Il rapporto si occupa anche delle vittime e dei loro familiari che hanno il diritto di essere risarciti adeguatamente. Le procedure legali per il riconoscimento dei danni subiti dall'esposizione all'amianto dovranno dunque essere snellite anche attraverso la formazione di un Consiglio indipendente a cui sottoporre i casi a livello europeo e la compilazione di una carta che elenchi ufficialmente i diritti delle persone danneggiate dall'esposizione. L'UE è inoltre chiamata ad esercitare pressioni sui paesi produttori affinché l'estrazione e la commercializzazione dell'amianto sia fermata. Da questo punto di vista è da stigmatizzare il sistema che prevede l'invio delle navi da demolire nei paesi in via di sviluppo dove i lavoratori, senza alcuna misura di sicurezza, vengono a diretto contatto con materiali pericolosi. Si tratta di un bando totale, nei confronti di quello che è definito un vero commercio "tossico", che dovrà essere supportato da una roadmap che assicuri, nell'ambito della Strategia sulla Salute e Sicurezza 2014-2020 dell'UE, la totale eliminazione di ogni pericolo per la popolazione. L'Unione Europea è dunque chiamata ad agire tempestivamente per recuperare un colpevole ritardo che ha causato moltissime vittime: anche se la pericolosità dell'amianto era stata riconosciuta già dagli anni '50, è solo nel 1999 che l'UE ha adottato una direttiva proibendo il commercio e l'uso della pericolosa fibra minerale. Un ritardo fatale per moltissimi lavoratori e cittadini.

Sito di riferimento: http://www.ilo.org
Data Pubblicazione sul portale: 30 Gennaio 2013
Fonte: Il Portale del Lavoro Dignitoso
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Sportello Europa
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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