Una rete di servizi insufficiente e l'organizzazione del lavoro troppo rigida, che non lascia spazio alla flessibilità: sono questi i fattori che più di altri impediscono l'effettiva conciliazione della vita professionale e familiare delle donne che lavorano.
A rispondere sono stati i cittadini italiani che hanno partecipato al sondaggio del Portale del Cittadino (www.Italia.gov.it), messo a punto in collaborazione col Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, e che si è concluso nel luglio scorso. Gli utenti del sondaggio (che - ricordiamo - non ha un valore statistico) lamentano anzitutto la carenza di strutture e servizi come asili nido, scuole materne, case di cura per anziani, perché il lavoro di cura ricade ancora oggi per la quasi totalità sulle spalle delle donne: i cittadini lo ritengono, infatti, il principale fattore di impedimento della conciliazione vita-lavoro. Vengono considerate inadeguate anche l'organizzazione del lavoro, considerata poco flessibile e le politiche per la famiglia finora messe in campo. In molti ritengono che influisca in maniera negativa sulla conciliazione vita-lavoro delle donne anche il fattore culturale: la divisione dei ruoli all'interno nella famiglia è ancora troppo rigida e tocca ancora una volta alle donne sopportare la maggior parte del lavoro domestico e di cura. Sul fronte professionale, si denuncia la scarsa efficacia del congedo parentale, ostacolato dai datori di lavoro o da altre cause, mentre risulta meno sentita l'esigenza di una maggiore diffusione del contratto part-time. I risultati della consultazione hanno offerto spunti di riflessione utili su un tema delicato e di grande rilevanza per l'opinione pubblica e contribuiranno alla programmazione di interventi mirati e politiche efficaci. Questi, nel dettaglio, i risultati del sondaggio: Quali fattori impediscono la conciliazione vita-lavoro per le donne che lavorano?
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