Dopo l'Abruzzo si va verso le terre dove il mare si fa corto: la Puglia. Corto verso i Balcani profondi, da dove è arrivato San Nicola. Verso la Grecia sofferente e la Turchia emergente. Nel Mediterraneo delle reti ipermoderne fatte di elettrodotti, pipeline e rigassificatori incompiuti. Una terra, questa, che su di me ha sempre esercitato un fascino speciale che, frequentandola, ho poi capito. È la terra che sta a mezzogiorno, dove più che altrove la coscienza di luogo ha retto, amalgamandolo e piegandolo, l'impatto dei flussi e dei cicli lunghi dello sviluppo. Quello del fordismo calato dall'alto, dal triangolo industriale o dalle partecipazioni statali. Quello del capitalismo diffuso della via adriatica che si è sviluppato e consolidato nelle Murge, lungo la Statale 96 che va da Bari a Matera. E quello attuale, del capitalismo delle reti e della metamorfosi dentro la crisi. [...]
Da "Il Sole 24 Ore - Rapporto Puglia" del 30 maggio 2012 (pag. 51)
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