Cna: Puntare sui nuovi mercati senza trascurare l'Ue

  Non abbandonare l'Europa sottraendo risorse per puntare sui mercati emergenti. Ma trovare nuovi fondi per accompagnare le pmi in Asia e in Estremo oriente. E questo l'appello delle piccole imprese al ministro del commercio internazionale, Emma Bonino, per orientare le politiche di internazionalizzazione del governo.

Il mercato europeo, infatti, resta lo sbocco principale per le pmi che vanno all'estero e che, per dimensione e organizzazione, non riescono con facilità a puntare su mercati estesi come Cina e India.

«Sappiamo che i mercati emergenti rappresentano l'ago della bilancia per la competitività futura delle nostre imprese», spiega Daniele Vaccarino, vicepresidente vicario della CNA. «Non a caso, la CNA ha partecipato alla missione che il governo ha organizzato in Cina e stiamo discutendo su come organizzarne una in India tutta dedicata all'artigianato, in particolare per il settore biomedicale, meccanica e tessile». «Tuttavia», aggiunge Vaccarino «resta importantissimo sostenere i punti di riferimento delle pmi in Europa, ovvero gli uffici Ice e le camere italiane all'estero».

Secondo la CNA, infatti, le piccole imprese del made in Italy, spesso artigiane, prima ancora di provare l'avventura in estremo oriente si dirigono verso i mercati europei.
«Pensiamo a un'impresa con meno di dieci dipendenti desiderosa di provare a conquistare il mercato spagnolo», spiega Vaccarino, «sarebbe grave se a Barcellona l'ufficio Ice di riferimento o la camera di commercio fossero depotenziati e a corto di risorse». L'internazionalizzazione è uno dei fronti sui cui si deciderà la sopravvivenza delle imprese italiane sul mercato globale. Attualmente i segnali per gli scambi internazionali sono buoni. A guidare la speciale classifica degli esportatori nel mondo resta La Germania con una quota del 9% degli scambi mondiali. Subito dopo gli Stato Uniti con l'8,7%; ma la Cina che a fine 2006 aveva raggiunto 1'8%, si candida a raggiungere e superare la Germania diventando il primo paese esportatore al mondo. In generale, poi, per la prima volta dopo diversi anni, l'insieme dei paesi Ocse ha registrato una crescita delle esportazioni superiore a quella delle importazioni, e il contributo della domanda estera alla crescita del pil è risultato di segno positivo.

In quanto all'Italia, stiamo anche noi beneficiando in maniera significativa di questo andamento positivo dell'economia mondiale, non a caso la crescita del pil nel 2006 ha raggiunto quasi il 2%. Le esportazioni, nell'anno sono aumentate del 5,5%.

E ancora: fino al febbraio 2007 l'export in valore è aumentato del 13% rispetto allo scorso anno, mentre l'import è cresciuto 7,4%. Se consideriamo i paesi extra Ue (dove si dirige il 41,4% delle nostre merci) l'aumento del valore delle esportazioni è dell'11,5%. Sono stati particolarmente rilevanti gli aumenti in valore delle esportazioni verso la Russia (+25%), i paesi dell'Europa centro orientale (+22%), la Cina (+23%) e i paesi Opec (+18%).

«In questo quadro certamente positivo è necessario pensare a una strategia a misura di artigianato e piccola impresa ovvero l'eccellenza del Made in Italy nel mondo», conclude Vaccarino. «Occorre dunque rafforzare i presidi europei per poi trovare nuove risorse per puntare sui mercati emergenti che rappresentano il futuro».       -          
 
Data Pubblicazione sul portale: 25 Maggio 2007
Fonte: CNA
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Internazionalizzazione
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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