Il Sole24Ore Sud - "Chi si salva nei distretti"

Immagine associata al documento: Il Sole24Ore Sud - "Chi si salva nei distretti" I distretti del sud - 26 su un totale in italia di 156 - sono in affanno e rischiano, più di quelli delle altre aree del Paese, chiusure e perdite occupazionali. Gli unici poli produttivi che riescono a resistere alla crisi globale sono quelli che investono in maniera significativa su innovazione e ricerca e quelli che puntano sulle reti d'impresa.
"I Distretti meridionali" spiega Antonio Ricciardi, docente di Economia alla Università della Calabria e coordinatore dell'Osservatorio promosso dalla Federazione dei distretti industriali - sono molto diversi da quelli del centro nord. Nascono più su iniziativa delle istituzioni locali che per esigenza delle imprese, quindi ancora oggi non si sono dotati di governance e cooperano molto poco. Queste caratteristiche li hanno resi più fragili di fronte alla grande crisi dell'ultimo anno. Le iniziative migliori riguardano i distretti che si mettono in rete.
Rilevazioni statistiche sulle aziende dei distretti che tengano conto degli effetti della crisi globale, al momento non mancano. Ci sta lavorando l'Osservatorio sui distretti italiani, costituito presso la Federazione omonima, che presenterà il nuovo studio il 14 gennaio.

Un modello di rete d'impresa è quello del distretto della meccanica e della meccatronica che si sta rafforzando tra la Sicilia e la Puglia.
Sull'isola, esistono il polo della meccatronica, concentrato nei pressi di Palermo, quello della meccanica che si sviluppa vicino a Siracusa. Il primo, secondo un recente studio di Unicredit che ha esaminato 58 aziende, seguendone le evoluzioni dal 2003 al 2007, ha registrato nel periodo incrementi di fatturato a un tasso medio annuo dell'8,7 per cento. Ma presenta un basso indice di produttività (che ha raggiunto un massimo di 8.500 euro per dipendente, tornando poi a 2.900 euro nel 2007). L'altro distretto, quello della meccanica siciliana, che si colloca tra Siracusa e Augusta , fino a Ragusa, oggi è un grande polo industriale europeo. In esso si rileva una crescita del fatturato al tasso medio annuo dell'11,6 per cento. Il distretto raccoglie 160 imprese che operano nella costruzione di oleodotti, metanodotti e intere piattaforme petrolifere generando un fatturato di circa 500 milioni con oltre 4.000 addetti. Insieme i due poli siciliani, che si sono alleati anche con quello barese della meccatronica.

Altra iniziativa interessante è quella che vede coinvolti il tessile di Barletta in Puglia e la moda di Verona. Esperienza avviata quasi per caso, in seguito al provvedimento del prefetto della città veneta che, nel 2008, ha chiuso per irregolarità i laboratori cinesi che fornivano tessuti al Consorzio "Verona moda". Quest'ultimo, con 145 imprese, cerca nuovi fornitori in Serbia, Slovacchia e Romania, ma torna dal viaggio a mani vuote. I vertici del consorzio rivoltisi alla Federazione dei distretti , chiedono riferimenti di altri associati e tra questi trovano il polo barlettano. Da un anno circa è partita la collaborazione Puglia-Veneto che sta dando buoni risultati."Un caso" commenta Ricciardi che ha consentito di evitare la delocalizzazione all'estero e allo stesso tempo ha permesso di salvare entrambi i poli industriali, dando loro, anche in una congiuntura difficile, occasioni di crescita e di sviluppo"

E' ai primi passi anche l'integrazione nell'aerospazio tra i distretti della Puglia, della Campania e del Piemonte, formalizzata a luglio scorso. Obiettivo è rafforzare le pmi e cooperare nella gestione delle commesse da Alenia rastrellate all'estero.       -          
 
Riferimenti (ALT+"D")
Data Pubblicazione sul portale: 22 Dicembre 2009
Fonte: Il Sole 24 Ore Sud
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Rassegna Stampa
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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