Oltre un quarto delle imprese gestite da immigrati non ha mai avuto relazioni con le banche, nemmeno attraverso l'apertura di un conto corrente; da un'indagine diretta su un campione di queste imprese, emerge che meno di un quinto richiede prestiti al sistema creditizio, preferendo l'autofinanziamento o il sostegno di amici e parenti; cinesi ed africane le comunità che meno si rivolgono agli istituti di credito. Le cose, nei primi sei mesi dell'anno, si sono fatte più difficili, perché fattori congiunturali e strutturali hanno reso le imprese con titolare straniero ancora più "rischiose".
Il risultato è che il 25% delle imprese che hanno rapporti con le banche non riesce ad ottenere prestiti. Tuttavia, gli imprenditori immigrati molto difficilmente demordono dai loro propositi di miglioramento dell'azienda: infatti, tra coloro che si vedono rifiutare il finanziamento bancario, l'indagine diretta rivela che quasi l'80% fa ricorso poi a risorse proprie per sostenere l'investimento progettato.
Queste alcune delle considerazioni contenute nel Rapporto "Finanza e comportamenti imprenditoriali nell'Italia multietnica", realizzato da Unioncamere, Nomisma e Crif.
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