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Commercio estero, Urso: "semestre rosa per Made in Italy +6%"

 "E' stato un semestre positivo per il Made in Italy: le nostre esportazioni, dall'agroalimentare all'automazione, dall'arredo-casa all'abbigliamento, hanno registrato una crescita complessiva del 5,9%, migliorando, seppur leggermente, anche il deficit della bilancia commerciale". È quanto afferma Adolfo Urso, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero commentando i dati Istat diffusi oggi. "Tuttavia il progressivo deterioramento del quadro congiunturale mondiale è all'origine del rallentamento del nostro export a giugno, con flessioni verso i nostri principali partner commerciali. Continuano invece a "tenere" solo i mercati dell'Est Europa e dell'OPEC, cioè quelli per ora meno colpiti dalla crisi economica e comunque in possesso di una maggiore liquidità da investire in beni di consumo e tecnologie "made in Italy", grazie alle consistenti entrate energetiche accumulate negli ultimi anni. Così tra i Paesi extra UE il nostro export è ancora aumentato a giugno verso la Russia (+7,2%) e l'OPEC (+4,2%), mentre, tra i Paesi UE, ha continuato a crescere verso vari mercati dell'Est Europa di recente adesione come Romania (+9,5%), Bulgaria (+7,1%), Slovenia (+8,2%) e Polonia (+3,1%)".

Resta grave la situazione della nostra bolletta energetica a causa dei rincari del greggio: nel primo semestre 2008 rispetto al primo semestre dello scorso anno, il deficit complessivo con l'estero dell'Italia per i minerali energetici è infatti peggiorato di quasi 8 miliardi di euro, raggiungendo quota 32 miliardi.

"A parziale consolazione è da rilevare", prosegue il sottosegretario, "che nonostante lo scenario mondiale sempre più negativo, nel primo semestre 2008 l'interscambio commerciale italiano al netto dei minerali energetici ha comunque presentato un surplus in netta crescita rispetto allo stesso periodo del 2007, per un importo analogo a quello dell'incremento del passivo energetico, ovvero circa 8 miliardi, pareggiandone dunque gli effetti. Ciò ha consentito di contenere il nostro deficit complessivo con l'estero in 7,2 miliardi. Si tratta di una cifra certamente accettabile, specie se confrontata con gli imponenti passivi commerciali già raggiunti nei soli primi cinque mesi del 2008 da altri importanti Paesi europei come Francia (-25,6 miliardi), Spagna (-41,6 miliardi) e Regno Unito (-50,1 miliardi) che pure presentano bilance energetiche meno "problematiche" della nostra".

"Il dato di giugno", spiega Urso, "è comunque un campanello d'allarme, dopo la crescita dell'export per oltre un triennio. Non ci consola che questa crisi stia colpendo un po' tutti, dalla Germania alla stessa Cina che, per la prima volta, dopo un quinquennio, a giugno ha visto rallentare le proprie esportazioni. Ora occorre una politica di sostegno all'export - conclude il sottosegretario - e una prima risposta a questa esigenza è contenuta nelle misure prese dal governo nella Finanziaria: testo unico del commercio estero, cabina di regia su internazionalizzazione, riforma degli enti (Ice, Simest, Finest) con l'obiettivo di ottimizzare le risorse per la promozione, missioni di sistema su asset e target specifici. Le nostre imprese sono state capaci di vincere la prima sfida della globalizzazione, quella della selezione del mercato, ora si apre la seconda fase: adesso è assolutamente necessario guardare all'internazionalizzazione. Bisogna investire di più all'estero, producendo nei mercati di sbocco, e allo stesso tempo bisogna attrarre maggiori investimenti esteri".