Sistema Puglia - Il portale per lo sviluppo e la promozione del territorio e delle imprese della Regione Puglia

Fondo monetario internazionale analizza nostra economia

Centro studi ImpresaLavoro: l'andamento della crisi nelle regioni
La ripresa è lenta, ma le riforme viaggiano bene. Lo spiega il Fondo monetario internazionale che analizza la nostra situazione economica e politica, evidenziando in modo positivo quindi il processo di riforme in corso. Ma a questo ritmo la nostra economia non potrà tornare ai livelli di pre-crisi prima del 2020.

Nel contempo Fmi prevede un Pil nel 2016 a +1,1%. Pertanto quest'anno il Pil salirà dell'1,1% dal precedente 1% stimato poco più di un mese fa, mentre nel 2017 e 2018 registrerà un incremento dell'1,25% (dall'1,1% precedentemente previsto per il 2017). E rispetto alla programmazione economica del Def il Fondo raccomanda quindi un aggiustamento "uniformemente scaglionato nel corso del triennio 2017-19" per ottenere un piccolo surplus entro il 2019. Target di cui però, secondo il direttore esecutivo Fmi per l'Italia Carlo Cottarelli, "è prematuro parlare" ora, mentre "è sufficiente" il raggiungimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio entro lo stesso anno come previsto dal Def.

Per quanto riguarda il Pil, il Centro studi ImpresaLavoro, spiega che nel corso di questi ultimi anni è aumentato divario tra Nord e Sud del Paese.

Secondo lo studio effettuato dal 2008 al 2014 (anno di cui sono disponibili i dati più recenti), il Pil pro capite degli italiani è sceso del 10,4%, passando da 28.194 a 25.257 euro (-2.937).

Quello che viene rilevato è il diverso peso della crisi a seconda delle aree geografiche. Basta guardare il rapporto del Pil pro capite tra le prime tre regioni in classifica e le ultime tre per capire l'impatto della crisi: se nel 2008 la media di queste ultime (17.929 euro) rappresentava il 49% della media delle prime tre Regioni (36.506 euro), nel 2014 questa proporzione è scesa al 46% (15.806 contro 34.370 euro).

Nel 2008 la media del Pil pro capite delle Regioni del Sud e del Centro era inferiore rispetto alla media delle Regioni del Nord (rispettivamente del 40,3% e dell'11,3%), nel 2014 lo stesso dato arriva al 41,2% e al 13,7%. Inoltre nessuna regione è riuscita ancora a tornare sui livelli pre-crisi, ma anche in questi dati i riscontri sono differenti. Ultime per variazione percentuale negativa troviamo Campania (-15,7%), Umbria (-15,2%), Liguria (-14,0%), Calabria (-13,2%) e Lazio (-12,8%). Sono al di sotto del dato nazionale anche Piemonte (-12,4%), Sicilia (-12,2%), Friuli-Venezia Giulia (-11,9%) e Marche (-11,3%).

Le regioni più colpite dalla crisi sono Lazio (-4.467 euro) e Liguria (-4.448 euro), e quelle meno colpite (pur con dati negativi) sono, in quest'arco di tempo considerato dallo studio, il Trentino Altro Adige (-3,5%), la Valle d'Aosta (-4,1%), la Toscana (-7,5%), la Puglia (-8,0%) e la Basilicata (-8,5%).

Altre regioni hanno superato la media nazionale: Abruzzo (-8,8%), Molise (-9,1%), Veneto (-9,4%), Sardegna (-9,6%), Emilia-Romagna (-9,7%) e Lombardia (-9,9%).

Prima della crisi economica la Lombardia era in testa ora è terza, superata da Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige, che nel 2008 occupavano rispettivamente il secondo e il terzo posto. Perdono due posizioni anche Liguria e Campania (nel 2008, rispettivamente in sesta e diciassettesima posizione).

Guadagnano invece posizioni la Toscana (da decima a settima) e la Puglia (da diciannovesima a diciassettesima). Un passo in avanti per Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto. Quest'ultime nel 2014 sono in quarta e sesta posizione.

All'ultimo posto c'è sempre la Calabria, il cui Pil pro capite è sceso in termini assoluti (all'anno 2010) di 2.326 euro, sottolinea sempre la ricerca del Centro studi ImpresaLavoro.