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Newsletter Sistema Puglia Num. 379 di Febbraio 2015

Simoncini: no ad esproprio "costituzionale" politiche attive lavoro

Immagine associata al documento: Audizione alla Camera della Conferenza delle Regioni sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati
La Conferenza delle Regioni nel corso dell'Audizione alla Camera sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati, ha ribadito i problemi collegati alla profonda riforma del sistema in atto attraverso sia il riordino del sistema provinciale che per la modifica dell'assetto costituzionale.
"Occorre superare le eventuali inefficienze e l'eccessiva frammentazione nell'erogazione delle politiche attive - ha sostenuto Gianfranco Simoncini, coordinatore della materia lavoro per la Conferenza delle Regioni - "ma bisogna anche dire che i Centri per l'impiego hanno finora retto, garantendo servizi nonostante la scarsa dotazione di personale. Inoltre c'è anche il rischio che l'attuale personale ai servizi per il lavoro si riduca, facendo scelte verso la formazione, vista l'indeterminatezza dell'attuale riordino. Non condividiamo pertanto un riassetto costituzionale che espropria le politiche attive allontanando questi servizi dalle esigenze del territorio".

Simoncini ha quindi evidenziato che "in Italia abbiamo un operatore ogni 250 utenti, mentre in Gran Bretagna un operatore su 19 disoccupati, un operatore su 54 utenti in Francia e uno su 28 utenti in Germania. La spesa pubblica per il sistema dei servizi per il lavoro in percentuale sul PIL è pari a 0,25% in Francia, a 0,35 % in Germania e 0,21 nel Regno Unito, mentre la percentuale dell'Italia è sullo 0,03% del PIL. Da qui l'esigenza di un forte investimento finanziario sui servizi per il lavoro che non può essere la soluzione tampone, per altro di difficile attuazione, prevista nella legge di stabilità che prevede di utilizzare l'Fse anche per il personale a tempo indeterminato."
"Le Regioni - ha spiegato Simoncini - propongono un modello di sistema nazionale del lavoro, fondato su una Agenzia nazionale per l'Occupazione e su una rete di agenzie regionali, deputate alla gestione sul territorio degli interventi di politica attiva e capaci di integrarsi con le strutture private, valorizzandone il contributo".
"Non siamo quindi contrari - ribadisce Simoncini - a un organismo nazionale di coordinamento per verificare la qualità delle prestazioni regionali offerte sul territorio, ma vanno anche salvaguardati e valorizzati i sistemi regionali che hanno costruito sistemi efficienti. Insomma non vanno buttati i sistemi che funzionano insieme alle inefficienze".

"Ogni processo di riorganizzazione - ha spiegato Simoncini - richiede comunque risorse umane preposte ai servizi per il lavoro e modelli territoriali per offrire un adeguato livello di servizi. Un patrimonio già presente e che non si può disperdere. Ora lo spostamento costituzionali delle competenze sulle politiche attive per il lavoro a livello nazionale, senza alcun ruolo per le Regioni, non favorisce di certo un processo riorganizzativo sul territorio. Quando invece far rimanere la competenza regionale per le politiche attive del lavoro garantirebbe un miglior sostegno ai sistemi economici locali. La stessa formazione professionale è funzionale allo sviluppo economico locale. In tal senso l'attuale riscrittura della legge costituzionale appare incomprensibile. Lo stesso riordino del sistema provinciale non deve portare ad una nuova centralizzazione delle politiche attive sul territorio. Siamo pertanto contrari a questa nuova centralizzazione in atto.
Ribadiamo la necessità di garantire coerenza all’ordinamento, mantenendo sul territorio le politiche del lavoro, non disgiunte dalle politiche formative e di sostegno ai sistemi economici locali. E’ il sistema più efficace su cui lavorare per migliorare i servizi del mercato del lavoro e quelli alle imprese. Le Regioni intendono pertanto rilanciare una propria funzione propulsiva sul tema dell’organizzazione dei servizi per il lavoro, a partire dalla condivisione con l’amministrazione centrale”.
In questa direzione, il modello di governance proposto dalle Regioni è un Sistema nazionale del lavoro, basato sulla necessità di un quadro di riferimento comune a livello nazionale che può essere declinato a livello territoriale, nel rispetto dei Livelli Essenziali delle Prestazioni che devono valere, senza discriminazioni, su tutto il territorio nazionale.
Il modello dovrebbe prevedere la funzione di programmazione e gestione dei servizi in capo alle Regioni che sono responsabili dell’organizzazione degli interventi sul territorio, con il coinvolgimento degli operatori pubblici e privati accreditati.
In questo modello sono ben definite le competenze e i compiti integrati dello Stato e delle Regioni, a partire dall’attribuzione al livello centrale dei compiti relativi alla garanzia, verifica e controllo a livello centrale dei LEP e degli standard dei servizi, che siano comprensivi del personale preposto e delle risorse finanziarie necessarie alla sostenibilità del sistema, tenendo conto dei processi riorganizzativi in atto, e del mantenimento in capo alle Regioni delle politiche attive.         
 
Pubblicato nella pagina: Politiche e mercato del Lavoro

Data Pubblicazione sul portale: 20 Febbraio 2015
Fonte: Regioni.it - Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome
Aree Tematiche: Politiche e Mercato del Lavoro, Sistema Puglia, Politiche per lo Sviluppo
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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