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Intervento di Loredana Capone sull'utilizzo dei fondi comunitari da parte della Regione Puglia

I dati ufficiali pubblicati dai competenti uffici dell'Unione Europea hanno certificato che la Regione Puglia è la prima fra quelle dell'obiettivo convergenza nell'utilizzo delle risorse comunitarie 2007-2013. Siamo, al 18 luglio, al 35,71% della spesa effettiva, ovvero in termini di pagamenti di cassa, dei fondi stanziati, e questa percentuale - che intendiamo ulteriormente migliorare con le verifiche al 31 ottobre prossimo e alla fine di quest'anno secondo i cronoprogrammi che concordammo con il Ministro Barca - sollecita una riflessione più ampia sul come e sul perché si è conseguito un risultato che non era affatto scontato, e che per altre Regioni del Sud - ma non ne traiamo alcun compiacimento - non è affatto positivo. Nel Sud, dunque, c'è una realtà istituzionale che riesce ad essere efficiente e che demolisce lo stereotipo di un Sud - almeno in una sua grande Regione - che non riesce a impiegare i fondi posti a sua disposizione dall'Unione Europea.
Allora, in primo luogo è opportuno ricordare che l'impiego dei fondi comunitari è stato a suo tempo imperniato in Puglia su un disegno strategico dello sviluppo regionale che aveva i suoi capisaldi: 1) in un consolidamento dell'apparato produttivo localizzato sul territorio pugliese che resta, pur nel contesto di una congiuntura difficile come quella che stiamo attraversando, uno dei più dinamici del Mezzogiorno, del Paese e del Mediterraneo come confermano peraltro i dati sulle esportazioni nel 2011 e nel primo trimestre del 2012; 2) in una valorizzazione delle risorse umane disoccupate o sottoutilizzate, cui sono stati offerti obiettivi e finanziamenti per una loro valorizzazione sia come lavoro dipendente e sia come lavoro autonomo; 3) in un rafforzamento qualificato del sistema infrastrutturale già molto articolato sul territorio, ma bisognoso di salde connessioni funzionali fra i suoi vari segmenti per elevarne gli standard di efficienza; 4) in un grande rilancio dell'agricoltura e del turismo che - sempre più spesso in forme fra loro interconnesse soprattutto nelle aree interne della regione - stanno ridiventando punti di forza del meccanismo di accumulazione della Puglia, attivando o rivitalizzando filiere lunghe di trasformazioni, tornando ad occupare sempre più spesso risorse umane giovanili che si vanno configurando come un nuovo management delle produzioni agroalimentari a forte valenza turistica.[...]

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