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La Responsabilità Sociale d'Impresa nell'era della crisi

Di fronte alle difficoltà legate alle crisi economica, le imprese dedicano meno attenzione alle tematiche della Responsabilità Sociale d'Impresa (RSI) e della sostenibilità. Questo è quanto emerge dai risultati di una ricerca condotta su un campione di 1400 aziende italiane da DNV Business Assurance e dal Centro di Ricerche su Sostenibilità e Valore dell'Università Bocconi.

Rispetto al 2009 risulta quasi dimezzato il numero delle imprese che vedono nella RSI una parte integrante della propria strategia aziendale. Una posizione sostenuta soltanto dal 48% dei manager intervistati, mentre nella maggior parte dei casi gli imprenditori coinvolti nell'indagine considerano la RSI come: un costo (23%); una modalità per migliorare l'immagine aziendale (22%); o una moda passeggera (6%).

Le attività di responsabilità sociale più diffuse sono la governance d'impresa, la tutela ambientale e le politiche per i dipendenti, mentre risultano in calo le attività filantropiche. Cresce, inoltre, l'utilizzo di codici etici e di sistemi di certificazione ambientale.

Si tratta di strumenti importanti, ma che rischiano di divenire una mera operazione di facciata se non sono accompagnati da reali iniziative e da attente attività di monitoraggio che vadano anche al di là della singola azienda. A questo proposito la ricerca mette in luce come le imprese italiane ancora sottovalutino l'importanza di diffondere la responsabilità sociale all'interno dell'intera filiera produttiva: il 60% delle aziende intervistate ha dichiarato di svolgere un ruolo poco attivo verso la propria filiera e ritiene di avere una limitata capacità di influenzare le dinamiche e le pratiche di fornitori e distributori.

Per il Direttore del CReSV Bocconi, Francesco Perrini, "ciò che è cambiato è innanzitutto il concetto di prevedibilità e quindi di rischio, in particolare per le PMI che fanno fatica a pianificare e a guardare al lungo periodo. Verso la sostenibilità, in un periodo di crisi dove spesso per le PMI italiane è messa in dubbio anche la sopravvivenza, si riduce la sensibilità come purtroppo accade in questo periodo anche agli investimenti in ricerca e sviluppo per l'innovazione. Invece, sostenibilità e innovazione dovrebbero diventare le basi del rilancio delle imprese".

Proprio mentre la crisi rischia di mettere in secondo piano la sensibilità e il senso di responsabilità delle imprese la Commissione europea ha adottato il mese scorso la sua nuova strategia in materia di RSI. Un approccio strategico alla responsabilità sociale può avere, infatti, un ruolo cruciale in termini di competitività, influendo positivamente sulla gestione del rischio, la riduzione dei costi, l'accesso al capitale, la gestione delle risorse umane e la capacità di innovazione. Inoltre, un maggiore impegno sul piano sociale e ambientale da parte del settore privato potrebbe contribuire a ricostruire la fiducia dei cittadini e dei consumatori nei confronti del mondo delle imprese.
"La responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società". Sono queste le parole con cui la Commissione europea definisce la RSI, ma in concreto cosa devono fare la singole imprese per adempiere a questa responsabilità?

La Comunicazione del 25 ottobre, dal titolo "Una rinnovata strategia europea per la Responsabilità Sociale d'Impresa 2011-2014", non presenta una ricetta universale valida per tutti data la pluralità e specificità delle diverse realtà produttive. Tuttavia, indica quali sono i due pilastri essenziali e imprescindibili della RSI: il rispetto della legislazione vigente e degli accordi collettivi negoziati con le parti sociali.           
Sito di riferimento: http://ec.europa.eu/enterprise/