UEAPMI: esaminare l'impatto sulle PMI di un aumento delle esigenze in capitale bancario
Dopo l'industria bancaria europea, spetta alle organizzazioni di imprese europee invitare legislatori e supervisori alla prudenza riguardo ai lavori in corso ai livelli internazionale ed europeo che porteranno a medio
termine a un aumento delle esigenze in fondi propri per le banche.
L'Unione europea dell'artigianato e delle piccole e medie imprese (UEAPMI) chiede uno studio micro e macroeconomico che analizzerebbe l'impatto delle misure in preparazione sulla capacità delle banche di prestare alle piccole e medie imprese europee. "Alcune proposte avanzate fino ad oggi dal Comitato di Basilea e la Commissione Europea sembrano essere state campate in aria e potrebbero ridurre fortemente la concessione di finanziamento all'economia reale. Ciò non farebbe che peggiorare la situazione per le PMI", dichiara, in un comunicato, il suo direttore delle politiche economiche e di bilancio, Gerhard Huemer.
Cosciente che le banche, prendendo rischi eccessivi rispetto al loro livello di capitalizzazione, hanno contribuito alla crisi finanziaria, l'UEAPMI sostiene "un aumento ragionevole" del livello dei fondi propri bancari. Ma alla condizione esplicita che quest'aumento riguardi direttamente i prodotti finanziari più a rischio come quelli iscritti nel portafoglio di negoziati ("trading book") e i prodotti strutturati, anche se questi prodotti finanziari sono ben valutati dalle agenzie di valutazione.
"Nulla giustificherebbe, secondo l'UEAPMI, un aumento dei fondi propri che coprano le attività di prestiti alle PMI e ai privati", scrive l'organizzazione nella sua risposta alla consultazione pubblica della Commissione Europea sulla proposta di direttiva "Basilea IV" annunciata per dicembre. Sulla stessa scia, si oppone all'idea di introdurre un livello massimo d'indebitamento con effetto di leva ("leverage ratio") che non terrebbe conto delle differenze in termini di rischio tra le attività di mercato e la concessione di crediti alle PMI.
L'UEAPMI rileva che, durante la crisi economica, il livello di finanziamento all'economia reale ha meglio resistito negli Stati membri in cui esiste una rete bancaria decentrata che comprende banche cooperative e casse di risparmio stabilite al livello locale, rispetto ai paesi il cui mercato è in gran parte dominato da banche commerciali. Chiede quindi, per questo motivo, che le parti sociali dei membri delle banche cooperative siano riconosciute come fondi propri di base (Tier1), alla stessa stregua di azioni quotate
Data Pubblicazione sul portale: 26 Aprile 2010 Fonte: Agence Europe - Bollettino quotidiano dell'Unione Europea Aree Tematiche: Sistema Puglia, Sportello Europa Redazione: Redazione Uffici Bruxelles Letto: 54 volte