Italia - Libia, Urso: "non solo petrolio, ecco le chance per il Made in Italy"

  Più petrolio e gas. Ma non solo. Lo storico accordo firmato dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dal leader libico Muammar Gheddafi, chiude la pagina coloniale e apre le porte al made in Italy e alle nostre piccole e medie imprese in particolare nei settori della meccanica e dei beni di consumo, del turismo, nel comparto agroalimentare e in quello delle costruzioni con strade, ferrovie, porti e aeroporti.

"La Libia è un grande cantiere che ha bisogno del made in Italy e noi siamo già storicamente il primo partner commerciale di Tripoli" spiega Adolfo Urso, Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero. "Nel 2007 il nostro export ha raggiunto la cifra record di 1,6 miliardi di euro in aumento del 17%. E grazie all'accordo stimiamo di raddoppiare il nostro export entro il 2010. Ma non solo. Le nostre imprese grazie ad un nuovo e favorevole clima politico sono in prima linea per le privatizzazioni e l'ammodernamento del paese, e la Libia è destinata ad essere il nostro ponte naturale per l'Africa".

Il piano predisposto dal governo libico ammonta ad oltre 150 miliardi di euro che saranno spesi in maggioranza entro i prossimi anni ed in particolare entro il 1 settembre 2009, anno nel quale ricorre il 40° della rivoluzione.

"Prima di tutto le telecomunicazioni" ha precisato Urso "Attualmente sono in corso iniziative per l'espansione della rete di telefonia mobile e il progetto di rifacimento della rete fissa. Ma le nostre imprese potrebbero fornire macchinari per l'agricoltura, per la pesca, dove è inesistente la catena del freddo, ed attrezzature per la lavorazione della plastica, dei metalli e del marmo. Ma buone possibilità arrivano anche nel campo navale dove l'Italia è già un tradizionale fornitore, mentre le migliori future opportunità per le nostre aziende riguardano il settore degli aeroporti".

"Per il turismo" continua Urso "il made in Italy è in prima linea nei progetti avviati sia nell'area limitrofa a Tripoli sia nella zona di Leptis Magna e Sabrata". "Buone opportunità" conclude Urso "vi sono anche nel settore energetico poiché è prevista la costruzione di una centrale elettrica di 1,400 MW tra Bengasi e Tripoli e la costruzione di 42 substazioni per la distribuzione principalmente tra Bengasi, Tripoli e Sabrata. Un programma che comprende inoltre la costruzione di reti di fornitura con la Tunisia".

Le imprese italiane presenti in Libia sono circa 70 legate principalmente al settore petrolifero, con l'Eni presente nel paese nordafricano fin dal 1959, che è il primo investitore italiano e il principale operatore internazionale con il 13% circa della produzione annua di petrolio del Paese. L'attività del gruppo italiano è destinata a crescere dopo gli accordi raggiunti per lo sfruttamento di gas e per la realizzazione di un gasdotto sottomarino lungo 600 chilometri che porterà dalle coste libiche alla Sicilia circa 8 miliardi di metri cubi di gas all'anno. L'investimento previsto per questo progetto è di circa 5,5 miliardi di dollari.       -          
 
Data Pubblicazione sul portale: 02 Settembre 2008
Fonte: Ministero del Commercio Internazionale
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Internazionalizzazione
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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