Aziende, se si innova si esporta

Immagine associata al documento: Aziende, se si innova si esporta Emerge dallo studio del Met su Bari e Bat dal 2008 al 2011.
Alessandro Ambrosi: I dati serviranno a programmare interventi, azioni e politiche.
Loredana Capone: Un modo eccellente per mettere in cantiere strategie a medio-lungo periodo.

In Puglia il 68,5% delle imprese che operano sui mercati esteri è costituito da aziende che hanno investito di più in ricerca e sviluppo e il 68% da quelle che ha introdotto innovazioni di prodotto. Un dato che arriva al 71% nell'area Bari e Bat. Chi fa più ricerca e innovazione reagisce meglio alla crisi sia in termini di fatturato che di prospettive di crescita. Purtroppo queste aziende sono ancora troppo poche e avrebbero bisogno di sostegno e facilitazioni al credito. Invece, le banche stentano ad intervenire perché ritengono eccessivamente rischiosi i progetti innovativi. È il cane che si morde la coda: crescita e sviluppo sono fortemente interconnessi con l'innovazione, la ricerca e l'internazionalizzazione, ma le imprese che si collocano in questo solco vivono solo di autofinanziamenti o di sovvenzioni pubbliche. È un sintetico spaccato dello studio sull'economia della Puglia dal 2008 al 2011 (fino ai primi mesi del 2012) commissionato dalla Camera di commercio di Bari all'istituto Met e presentato, ieri mattina, dal presidente Met, Raffaele Brancati, economista e autore di numerosi saggi, insieme al presidente e vicepresidente dell'ente camerale, Sandro Ambrosi e Pino Riccardi. Presenti la vicepresidente della Regione, Loredana Capone, i presidenti della Bat, Francesco Ventola, e di Confartigianato, Francesco Sgherza.
Il campione dello studio è costituito da 1.275 imprese dell'industria e dei servizi alla produzione localizzate in Puglia, e di queste 568 nelle province di Bari e Bat. Un territorio, quest'ultimo — ha ricordato l'economista Federico Pirro — al nono posto in Italia per ricchezza prodotta, che vanta la quinta Camera di commercio in Italia per numero di aziende iscritte, che ospita 28 multinazionali, tre università, due grosse banche popolari e un vivace tessuto di micro, piccole e medie imprese e che — soprattutto nell'industria e un po' meno nei servizi — ha saputo contenere gli effetti negativi della crisi meglio del resto del Sud. Secondo la ricerca, l'autofinanziamento delle imprese è stato del 54,7%. E nonostante questo, l'indebitamento, nell'ultimo biennio si è ridotto in Puglia più che nel resto dell'Italia. Mentre i finanziamenti pubblici (al netto del settore aeronautico e aerospaziale) erogati in Puglia nel periodo 2002 - 2010 sono passati da 871 a 208 milioni, con un calo del 76%, dovuto a minori trasferimenti statali. «Occorre avere consapevolezza — si legge nella ricerca — che ricerca e innovazione sono ciò che serve in tempi brevi per essere competitivi sui mercati internazionali, ma devono essere accompagnate da politiche specifiche più sofisticate: in tale direzione gli sforzi regionali sono ancora troppo modesti».

Da "Corriere del Mezzogiorno" del 27 ottobre 2012 (pag. XI)

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Data Pubblicazione sul portale: 29 Ottobre 2012
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Rassegna Stampa, Ricerca e Innovazione Tecnologica
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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