Intervento di Maria Campese, assessora allo Sport Regione Puglia
Che il pibe de oro di Bari Vecchia sia caduto nella trappola mediatica non c’è alcun dubbio. Domanda orchestrata con cura, e con cura scoccata in mondovisione dall’arco di un giornalista curioso di conoscere non tanto i retroscena delle scorribande degli azzurri sul rettangolo di gioco europeo, quanto le loro sfrenate e boccaccesche rincorse in camera da letto.
D’altronde, anche mister Prandelli lo aveva messo in guardia: “Attento, forse ti faranno una domanda sui gay in squadra…”.
Ecco il punto: gay, non froci. Come dire?, la umanizzazione della dignità della persona contro la volgarizzazone dell’essere; la prospettica visione di una società vocata all’uguaglianza contro la cecità culturale.
Ma il problema non può essere ridotto a contesa linguistica, per quanto sia importante la partita tra idiomi nel fast food mediatico della comunicazione usa e getta.
Il negazionismo culturale di Antonio Cassano ha radice nell’ignoranza, come dice Vendola; si nutre di modelli antropologici, come sentenzia Paola Concia dandogli del cavernicolo; o è il naturale prologo di un attore da rivista che deve reggere la scena internazionale ammiccando ai giornalisti sportivi come da copione: battute, sfottò, risatine?
In questa storiaccia, Cassano non è il solo, colpevole, protagonista. Più di lui ha fatto Alessandro Cecchi Paone, il provocatore. Penoso siparietto, anche il suo; con quella lista azzurra di omosessuali conclamati (nel privato delle loro case) e gay potenziali in quanto legati a stereotipi e modelli propagandistici incentrati sul culto della bellezza del corpo e l’esaltazione di vite dorate, ovvero i “metrosexual”, oscuro neologismo da terzo millennio.
Cecchi Paone sa bene che nel nostro Paese l’omofobia è un problema serio, che si traduce in violenze, stalking, discriminazioni, pressioni sui luoghi di lavoro (e sui campi sportivi di periferia), non è pettegolezzo scandalistico con cui galleggiare nell’audience o riempire i vuoti della cronaca calcistica.
Se a Cassano non possiamo chiedere (per fortuna) di analizzare i fenomeni sociali ma di parlare di calcio (applicato), a Cecchi Paone abbiamo invece il dovere di sollecitare una maggiore cautela affinché l’omosessualità non sia ridotta a gossip ma rappresentata nel suo naturale epilogo di parità ed eguaglianza.
Ecco perché rivelare quanti gay ci sono nella Nazionale italiana è stato un esercizio inutile. E, a conti fatti, più dannoso del Cassano-pensiero.
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