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La nuova organizzazione del lavoro si fa SMART

Immagine associata al documento: Utilizzo delle nuove tecnologie, abbattimento dei costi e flessibilità. Sono questi alcuni degli elementi che caratterizzeranno sempre di più il mercato del lavoro post-crisi. Non è dunque un caso che lo smart working, già conosciuto in Italia come telelavoro, stia suscitando un interesse sempre maggiore. Si tratta di uno strumento già conosciuto ma decisamente ancora poco utilizzato ed è proprio per incentivare e regolare il lavoro remoto che nel gennaio scorso è stata presentata una proposta di legge al nostro Parlamento. C'è dunque un interesse crescente anche da parte della politica per una forma di lavoro sempre più diffusa e che, secondo tutte le stime, potrebbe portare a notevoli vantaggi sia per le imprese che per i lavoratori.
Mentre in Italia si muovono dunque i primi passi verso la regolamentazione delle nuove forme di telelavoro, a livello europeo si registrano i primi studi che suggeriscono a aziende e sindacati di valutare con sempre maggiore attenzione i fenomeni in corso.

La settimana scorsa il Comune di Milano ha dedicato un evento allo smart working promuovendo la "Giornata del lavoro agile" con l'adesione di molte imprese e di tutti i principali sindacati. L'evento è una ulteriore dimostrazione di quanto stia crescendo l'interesse per questa nuova forma di organizzazione del lavoro mentre i dati presentati non fanno che confermare il trend in corso. Secondo uno studio commissionato dallo stesso Comune, gli impiegati tradizionali sono destinati a rappresentare, nel prossimo futuro, una minoranza. Per quanto riguarda i dirigenti i tempi sono anche più corti considerando che ben il 48% di loro già lavora remotamente per almeno metà della settimana. Il lavoro remoto è dunque una modalità capace di mettere d'accordo datori e dipendenti: per il 76% delle aziende la produttività è aumentata in seguito all'adozione del telelavoro mentre il 66% degli impiegati dichiara di essere più motivato e produttivo.

Questi dati trovano conferma anche nelle ricerche dell'Osservatorio del Politecnico di Milano che afferma come il ricorso allo smart working significherebbe per l'Italia almeno 27 miliardi di ricavi in più e dieci miliardi di costi in meno. Anche i dati provenienti dall'estero confermano le potenzialità del lavoro remoto che per le aziende si è tradotto in un aumento della produttività fino al 40% e in una riduzione dell'assenteismo fino al 63%. In Italia siamo però ancora indietro: secondo lo studio del Politecnico il telelavoro è presente nel 20% delle imprese ma è disponibile a tutti i lavoratori solo nel 2% dei casi. La proposta di legge depositata alla Camera intende dunque agevolare "un cambiamento culturale nella concezione del lavoro" attraverso "il passaggio dal lavoro a timbratura di cartellino al lavoro per obiettivi" equiparando lo smart working al lavoro tradizionale sia per quanto riguarda le retribuzioni sia per quanto riguarda le tutele e le questioni legate alla salute e alla sicurezza.

Proprio sui temi relativi alla salute e la sicurezza, un campo ancora sostanzialmente inesplorato, l'ETUI, l'Istituto europeo per gli studi sindacali, ha recentemente pubblicato uno studio, "The Janus face of the New Ways of Work", che analizza le nuove sfide che si pongono per lo sviluppo corretto dello smart working. L'utilizzo eccessivo delle nuove tecnologie può infatti condurre a fenomeni di tecno-stress, a sovraesposizione alle radiazioni emanate dagli apparecchi elettronici, a guai fisici dovuti alla postura o all'uso eccessivo delle dita sulla tastiera e sul mouse. Questioni certo non nuove ma che potrebbero trovare terreno ancora più fertile fra i telelavoratori che necessariamente fanno un uso intensivo di apparati elettronici.

Il lavoro remoto dovrà dunque essere regolato, sicuro e adeguatamente incentivato ma la sua crescita non sembra poter subire rallentamenti. Il motivo principale, secondo le analisi dell'ILO, è che lo smart working è vantaggioso sia per le imprese che per il personale. I telelavoratori, secondo un'indagine svolta presso grandi aziende come la British Telecom e la Dow Chemical, possono risultare fino al 40% più produttivi mentre tutte le questioni relative all'armonizzazione fra vita privata e vita lavorativa trovano una soluzione in maniera molto più semplice.
Anche i dati sull'assenteismo tendono al ribasso in tutto il mondo con riduzioni di oltre il 60% mentre, fra gli innumerevoli vantaggi, l'ILO sottolinea quello relativo alle persone disabili che potrebbero trovare nel telelavoro nuove opportunità fino ad oggi precluse.         
 
Pubblicato nella pagina: Politiche e mercato del Lavoro

Data Pubblicazione sul portale: 17 Febbraio 2014
Fonte: Il Portale del Lavoro Dignitoso
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Politiche e Mercato del Lavoro, Sportello Europa
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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