Sistema Puglia - Il portale per lo sviluppo e la promozione del territorio e delle imprese - Regione Puglia - Area Politiche per lo Sviluppo il Lavoro e l'Innovazione
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Quarto round oggi a Roma al ministero dello sviluppo economico della vertenza Bridgestone, la multinazionale nipponica produttrice di pneumatici, nel cui sito di Bari lavorano 950 addetti, con un altro migliaio nell'indotto. Il bilancio della Bridgestone Italia - da cui dipendono anche 150 persone della Direzione commerciale ad Agrate Brianza - è stato in utile fra il 2009 e il 2011, ma nel 2012 si presume (il dato non è noto) che abbia registrato perdite. Nel nostro capoluogo sono stati investiti 155 milioni di euro negli ultimi 10 anni. Ritirata dopo le proteste di maestranze e sindacati e l'intervento di governo e istituzioni locali la dichiarazione di «irrevocabilità» della chiusura dell'impianto entro la prima metà dei 2014, l'azienda ha presentato - dopo il crollo nel 2012 del mercato europeo del settore che secondo le sue previsioni non ripartirebbe prima del 2020 - un documento (di massima) che, da un lato, ipotizza II mantenimento della fabbrica fra quelle del Gruppo, dopo averne però recuperato la competitività e, dall'altro invece, una cessione o a concorrenti che vogliano produrvi pneumatici di alta gamma o di uso comune, o a società interessate ad altri beni producibili nello stabilimento da riconvertirsi. La multinazionale ha 8 opifici in Spagna, Francia, Belgio, Italia, Polonia e Ungheria ed ha tagliato costi anche in alcuni di essi; ma per la fabbrica di Bari - ove pure vorrebbe ridurre quelli di logistica, energia, materiali di consumo e del lavoro, migliorando la produzione, ma destinandola solo a pneumatici meno pregiati ed eliminando quella di gomme premium - tali obiettivi non sono stati ancora quantificati. Si vedrà se il piano di ristrutturazione dell'impianto barese sarà corredato con i dati utili per poterlo valutare nella sua praticabilità tecnico-economica e nella sua sostenibilità sociale o se, al contrario, l'azienda punterà solo sulla cessione del sito a suoi concorrenti - ma chi poi avrebbe convenienza ad acquisirlo in un mercato depresso come quello europeo? - o addirittura ad altri investitori che possano produrvi beni del tutto diversi. Ora, premesso che la Puglia è attrattiva, anche per le politiche di incentivazione della Regione, le domande sulle ipotesi precedenti sono molte: i dipendenti quale soluzione privilegerebbero? Continuare a produrre pneumatici generici ma con organico ridotto, o riconvertirsi (ma in tempi lunghi) ad altre produzioni senza certezza di reimpiego di tutte le 950 unità? E i sindacati sono uniti nel volere ancora la produzione di pneumatici col marchio Bridgestone, o qualcuno si è già rassegnato alla sua uscita dall'area di Bari? E il Governo che posizione assumerebbe? E le istituzioni locali - concordi nel difendere i posti di lavoro ed anche la presenza dei nipponici nel capoluogo - di fronte ad una loro assoluta determinazione a lasciarlo, cosa proporrebbero? Insomma, la vertenza è complessa ed esige impegno, pazienza, competenza e visione strategica. Per tutti, nessuno escluso.
Da "Corriere del Mezzogiorno" del 7 maggio 2013 (pag. I)