Sistema Puglia - Il portale per lo sviluppo e la promozione del territorio e delle imprese - Regione Puglia - Area Politiche per lo Sviluppo il Lavoro e l'Innovazione

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Vendola all'inaugurazione della 76^ edizione della Fiera del Levante

Immagine associata al documento: «Contro la crisi noi chiediamo politiche pubbliche di sostegno alle imprese, in un nuovo disegno di politica industriale che sappia fare i conti con il diritto alla salute e all'ambiente: sulla scena dell'Ilva non c'è solo Taranto e i suoi affanni, ma il rendiconto di una lunga storia sociale che riguarda l'intera nazione». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, al'inaugurazione della 76/a edizione della Fiera del levante di Bari.

«Se il confronto fosse tra industrialismo cieco e ambientalismo fondamentalista - ha aggiunto - non si riuscirebbe ad intravvedere alcun vincitore all'orizzonte: perderebbero tutti, in una tragica giustapposizione tra lavoro e ambiente. Su questa sfida la Puglia ha visto l'unità e lo spirito di collaborazione di un'intera classe dirigente, senza distinzioni tra le coalizioni politiche: e qui una contrapposizione elettorale di speciale veemenza non ci ha impedito di concentrarci, insieme, sul bene della nostra comunità. Dico grazie ai miei compagni e dico due volte grazie ai miei avversari».

«Nel vuoto del legislatore nazionale - ha detto ancora - abbiamo qui, fin dal 2008, prodotto innovazioni normative di rilievo: per l'abbattimento delle diossine, del benzopirene, delle polveri sottili, abbiamo imposto, primi e unici in Italia, un parametro inedito quale quello della 'valutazione di danno sanitariò con cui occorre monitorare le aziende affinch‚ siano obbligate ad adeguare i propri impianti». «Ora - aggiunto - tocca all'Ilva giocare in prima persona la partita decisiva, quella della vita: la vita di una città che ha diritto di respirare, di lavorare, di raccontare al mondo non più i propri incubi ma la propria bellezza».

«Insomma - ha concluso - l'ecologia non è un congedo dall'economia, ma è la sfida di una nuova economia che usa gli strumenti dell'innovazione per coniugare profitto privato e profitto collettivo, i bilanci aziendali con i bilanci della qualità dell'aria, dell'acqua, del cibo, della salute». «Il Sud non è un tutto omogeneo, non è un ciclopico cono d'ombra che risucchia e oscura civismo e senso dello Stato, non è solo mafia e parassitismo. Abbiamo potuto costatare quanto pernicioso sia indulgere in questi stereotipi, per poi avere l'amaro risveglio di un Nord infiltrato in lungo e in largo dai clan e dalla violenza criminale».

«C'è un Sud che vuole usare persino la crisi - ha aggiunto - come occasione per ripensarsi e scommettere sull'innovazione, sul cambiamento necessario, sul bisogno di scrollarsi di dosso vecchie mentalità e indolenze culturali. C'è un Sud che sente il dolore sociale, la fatica di vivere, la domanda persino disperata di lavoro di quelle giovani generazioni ingabbiate nei circuiti lividi della precarietà, ma che non chiede elemosine o ammortizzatori sociali». «Non si può e non si deve ammortizzare il futuro come se fosse una minaccia, lo si deve accogliere come una promessa. Ciò significa - ha detto ancora - tornare ad investire quantitativamente e qualitativamente su formazione, educazione, cultura, ricerca, recuperando capacità di ascolto delle competenze e delle passioni di chi vive nella scuola e nell'Università». [...]

Da "La Gazzetta del Mezzogiorno.it" del 07 settembre 2012

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