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Fondazione Obiettivo Lavoro, nel settore agroalimentare 5,5% occupati
Immagine associata al documento: Fondazione Obiettivo Lavoro, nel settore agroalimentare 5,5% occupati La ricerca, Italia ha leadership europea per capacità di creare valore aggiunto
Le imprese della filiera agroalimentare italiana, seppur toccate dalla crisi, sono riuscite, ampliando prodotti e servizi offerti e puntando sulla qualità, ad essere competitive sui nuovi mercati globali e ad attutire gli effetti della crisi. E il comparto dell'agroalimentare italiano nel suo insieme rappresenta al 2014 il 5,5% degli occupati (due terzi nell'agricoltura e un terzo nella produzione industriale di alimenti e bevande) e il 6,9% delle unità di lavoro del Paese.
Emerge dal 4° Rapporto sul Mercato del lavoro, realizzato dalla Fondazione Obiettivo Lavoro e presentato oggi a Roma, presso il ministero delle Politiche agricole, da Mario Mezzanzanica dell'Università Milano Bicocca.
"Il comparto agroalimentare italiano ha senza dubbio giovato dei riflettori accesi dall'Expo Milano 2015, dedicato al tema 'Nutrire il pianeta, energia per la vita', sul mondo delle sue imprese, sui loro problemi e sulle loro risorse, mondo che tanta parte ha, e può ancora avere, nello sviluppo dell'occupazione del nostro Paese", si legge nel Rapporto che dedica un focus proprio al settore di cui fanno parte l'agricoltura e le sue articolazioni, le industrie alimentari delle bevande e del tabacco, il relativo commercio, all'ingrosso e al dettaglio e i servizi di alloggio e di ristorazione.
"Se si registrano esiti altalenanti per l'agricoltura tradizionale, che non sembra essere ancora tornata ai livelli pre-crisi, l'Italia ha però acquisito la leadership europea -spiega il Rapporto- per capacità di creazione di valore aggiunto per ettaro e numero di produttori biologici, ponendosi inoltre in cima alle classifiche mondiali per valore esportato di una dozzina di produzioni". Anche nei settori legati alla commercializzazione, specie quella all'ingrosso e nella ristorazione, si osservano decisi aumenti di valore aggiunto nel lungo periodo.
E, attraverso l'analisi dei bilanci, lo studio evidenzia come le imprese appartenenti alla filiera dell'agro-alimentare, caratterizzate storicamente da inferiori indicatori di efficienza e di redditività, negli anni post-crisi mostrano Roi, Roe e profitti positivi, superiori alle altre imprese.
"Com'è noto -ricorda il Rapporto della Fondazione Obiettivo Lavoro- la crisi economica ha fortemente segnato il mercato del lavoro di molti Paesi appartenenti all'Unione europea, specialmente quello italiano, comportando sia un generale innalzamento dei tassi di disoccupazione, sia un aumento dei tempi di ricerca del lavoro e, in ultima analisi, della quota di disoccupati di lunga durata"
Quel che è meno noto, invece, e che il Rapporto sottolinea con forza, è "che le imprese della filiera agroalimentare italiana, seppur non immuni dalla crisi, sono riuscite, ampliando la gamma di prodotti e servizi offerti e puntando sulla qualità, ad essere competitive sui nuovi mercati globali e nel contempo a ridurre gli effetti della crisi rispetto ad altri settori economici", ha spiegato Mezzanzanica.
La recente crescita del comparto è trainata in particolare dalle esportazioni extra-Ue, mentre le aspettative di una ripresa del settore per i prossimi anni sono affidate all'effetto di Expo e alle esportazioni della componente a maggior valore aggiunto del settore (high quality).       -          
 
Data Pubblicazione sul portale: 25 Novembre 2015
Fonte: Adnkronos.com
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Redazione: Redazione Sistema Puglia
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