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Ultimissime Sistema Puglia di venerdì 09 Dicembre 2011

Disuguaglianza di reddito: si allarga la forbice fra ricchi e poveri

Immagine associata al documento: Mentre in questi giorni politici, analisti e parti sociali si interrogano sull'equità della manovra varata dal nuovo governo Monti, pochi giorni fa l'OCSE avvertiva che il divario fra ricchi e poveri ha raggiunto i suoi livelli più alti dagli ultimi 30 anni.
Nello specifico, secondo il Rapporto Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising (Siamo divisi: perché le disuguaglianze continuano a crescere) nei paesi dell'area OCSE il reddito medio del 10% più ricco della popolazione è circa nove volte superiore rispetto a quelle del 10% più povero.
Contrariamente da quanto si possa immaginare ciò non è dovuto esclusivamente agli effetti dell'attuale crisi economica. A partire dagli anni '80 le disuguaglianze di reddito nelle economie avanzate si sono ampliate anno dopo anno anche durante fasi di crescita sostenuta. Si tratta di un aumento che ha riguardato la maggioranza dei paesi, compresi alcuni tradizionalmente egalitari come la Germania, la Danimarca e la Svezia.

Nel 2008 il divario di reddito fra ricchi e poveri è pari ad un rapporto di: 10 a 1 in Italia, Giappone, Corea e Regno Unito; 14 a 1 in Israele, Turchia e Stati Uniti; e 25 a 1 in Messico e Cile. Inoltre, negli ultimi vent'anni in 17 dei 22 paesi OCSE si è registrato un aumento del coefficiente di Gini, ovvero dell'indice della disuguaglianza nella distribuzione del reddito di un paese. In particolare, il coefficiente è aumentato di ben 4 punti percentuali in Finlandia, Germania, Israele, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Svezia e Stati Uniti. Per quanto riguarda l'Italia nel 2008 il reddito medio del 10% più ricco degli italiani è dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero, con un coefficiente di Gini di un punto percentuale maggiore rispetto alla media OCSE.

Secondo l'OCSE, l'aumento generalizzato dei divari di reddito trova la sua causa principale nella maggiore disuguaglianza in termini di salari e retribuzioni. Disuguaglianza dovuta in primo luogo a quell'insieme di riforme adottate per accrescere la competitività e rendere i mercati del lavoro più adattabili: la promozione del part-time, dell'orario flessibile e dei contratti atipici, nonché il ridimensionamento della contrattazione collettiva, hanno di fatto influito negativamente sui livelli salariali.

D'altronde, come denuncia l'ultimo Global Wage Report dell'ILO, con la crisi economica e finanziaria la crescita globale dei salari nel biennio 2008-2009 si è pressoché dimezzata. Più precisamente la crescita dei salari mensili medi sarebbe passata dal 2,8% nel 2007, all'1,5% nel 2008 e allo 0,7% nel 2009. Una mancata crescita che si accompagna ad una graduale erosione del potere d'acquisto.

"La stagnazione dei salari è stata una delle cause scatenanti della crisi e continua a rallentare la ripresa in molte economie", dichiarava il Direttore Generale dell'ILO, Juan Somavia, commentando questi dati, "è necessario riportare l'attenzione all'occupazione e ai salari per rafforzare la timida ripresa e affrontare gli squilibri socio-economici di lungo periodo".

Per ulteriori informazioni collegati sul sito Web di riferimento           
Sito di riferimento: http://www.oecd.org/
Pubblicato nella pagina: Sistema Puglia - home

Data Pubblicazione sul portale: 09 Dicembre 2011
Fonte: Il Portale del Lavoro Dignitoso
Aree Tematiche: Sistema Puglia, Lavoro e Formazione
Redazione: Redazione Sistema Puglia
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